Dopo due anni si chiude l’iter parlamentare della riforma costituzionale. Prossimo appuntamento ad ottobre con il referendum costituzionale.
Martedì 12 aprile 2016, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il DdL Boschi di riforma della Costituzione. Sono stati 361 i voti a favore, 7 quelli contrari e 2 gli astenuti. I deputati di M5S, Forza Italia, Lega Nord, Sinistra Italiana-SEL e di altre componenti delle opposizioni non hanno partecipato al voto in segno di protesta. Si è così concluso, dopo due anni e sei passaggi tra Camera e Senato, l’iter parlamentare del provvedimento di iniziativa governativa.
La legge è stata approvata – sia dal Senato che dalla Camera – solo con la maggioranza assoluta e non con quella dei due terzi dei componenti di ciascuna Assemblea. Sulla base del dettato dell’art. 138 della Costituzione, essa verrà subito pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (a titolo informativo, in maniera da darne ampia pubblicità) e potranno iniziare le procedure in vista della richiesta di referendum costituzionale. Il referendum può essere richiesto da un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Se il referendum, che si dovrebbe svolgere nel mese di ottobre, dovesse avere esito positivo allora la legge verrebbe promulgata ed entrerebbe in vigore.
Si tratta del provvedimento più importante della legislatura in quanto riscrive la Parte II della Costituzione, apportando storiche, profonde e significative innovazioni. Sul versante dei rapporti di forza tra organi costituzionali aumentano i poteri del Presidente del Consiglio e diminuiscono i poteri di intervento del Presidente della Repubblica. Sul fronte delle dinamiche tra Camera, Senato e Governo si accantona il bicameralismo perfetto (il Senato non concederà più la fiducia al Governo) e si rivoluziona il procedimento legislativo (il Senato interverrà solo marginalmente sull’esame dei disegni di legge). Cambiano anche le relazioni tra Stato ed enti locali in quanto si elimina la competenza legislativa concorrente Stato-Regioni e tornano ad essere di esclusiva competenza statale alcune importanti materie, come l’energia, l’istruzione, la tutela del risparmio, la tutela della salute, le infrastrutture strategiche e il commercio con l’estero.