Oggi primo comitato ristretto in Commissione Lavoro alla Camera, con qualche perplessità di Tito Boeri
di Alberto Giusti
Il 50% circa della spesa pubblica nazionale. È quanto gestisce l’INPS, l’istituto previdenziale italiano del quale oggi si discuterà in Commissione Lavoro alla Camera, con il primo comitato ristretto sulle proposte di legge 556 Damiano, 2210 Baldassarre e 2919 Placido, le quali affrontano il nodo della governance di INPS E INAIL per la prima volta dal decreto 78/2010.
Al centro delle tre proposte (delle quali la seconda e la terza prendono molta sostanza da quella del presidente della Commissione) un nuovo disegno degli organi, e in particolare un’importante redistribuzione di poteri e funzioni. Spicca, fra tutti, la fine dell’attuale regime monocratico, che prevedeva i maggiori poteri in capo ad un Presidente scelto dal governo, esplicitamente previsto come organo dell’ente. Sulla base dei testi di riforma, affidati alla relatrice Titti Di Salvo del PD, il presidente perderebbe il suo ruolo apicale in favore del ritorno al regime collegiale, nel quale appare molto più simile ad un primus inter pares. Per quanto il Cda rimanga di nomina governativa, il presidente sarebbe infatti eletto internamente dai suoi membri.
Nuovi orizzonti anche per il CIV, il consiglio di indirizzo e vigilanza, organo al centro della gestione di tipo “duale”, che cambia nome e diviene Consiglio di strategia e vigilanza. Si tratta dell’organo composto in pari misura da rappresentanti dei sindacati e delle associazioni datoriali, che nelle previsioni di riforma vede implementate le sue funzioni di indirizzo e controllo nei confronti del Cda e del Direttore Generale, sul quale esprimerebbe la proposta di nomina.
Due cambiamenti che non entusiasmano il presidente Boeri, che in queste settimane ha preso parte al dibattito sull’aspettativa di vita e sul conseguente aumento dell’età pensionabile, da lui considerato imprescindibile in aperto contrasto con Cesare Damiano, che assieme a Maurizio Sacconi ha firmato l’appello al governo in direzione totalmente opposta. Nel corso dell’audizione presso la Camera, tenutasi poco prima della pausa estiva, Tito Boeri ha sottolineato i tanti aspetti da lui ritenuti positivi dalla riforma (come il taglio della numerosità di tutti gli organi) ma ha espresso i suoi dubbi sull’impossibilità, per il governo, di nominare il Presidente dell’ente che a tutti gli effetti gestisce la parte maggiore del welfare italiano, nonché sui rischi derivanti dall’eccessivo ruolo esercitato dal Civ (poi Csv) nei confronti del Cda. Recentemente, già con la governance attuale, il Civ non ha approvato il bilancio preventivo 2017 dell’INPS, costringendo l’istituto all’esercizio provvisorio. Il Presidente non può quindi vedere di buon occhio il suo rafforzamento, che crede metta a rischio la separazione fra organi di indirizzo e organi gestionali dell’ente.
Scopriremo presto se le sue incertezze troveranno riscontro nella sintesi della Commissione Lavoro. Riunendosi oggi il comitato ristretto, e con la legge di bilancio che quest’anno inizia il suo percorso al Senato, il provvedimento potrebbe trovare facilmente posto in Aula alla Camera nei prossimi mesi, per arrivare ad un’approvazione definitiva ai margini del voto primaverile. Una possibilità sulla quale i sindacati e la stessa relatrice sembrano contare. Sempre che Montecitorio non torni a impantanarsi sull’eterno dilemma della legge elettorale.