Depositato il testo base in Commissione Affari Costituzionali: si parte dall’estensione dell’Italicum al Senato. Ma il Pd si tiene le mani libere..
Dopo settimane di discussioni e rimpalli di responsabilità tra i Gruppi, l’esame nella Commissione Affari Costituzionali della Camera delle proposte di riforma elettorale fa registrare, almeno in apparenza, un passo in avanti.
Nella serata di ieri 11 maggio, il presidente e relatore Andrea Mazziotti di Celso ha infatti depositato una proposta di testo base sul quale indirizzare la discussione dei Disegni di legge presentati da maggioranza e opposizione. Al termine di un giro di consultazioni dei partiti rappresentati in Commissione, Mazziotti ha deciso di puntare sull’estensione al Senato della legge attualmente in vigore per Montecitorio: l’Italicum corretto dalla sentenza della Consulta dello scorso gennaio. Lo stesso relatore, tuttavia, ha definito “minimale” il testo presentato, senza nascondere la sua preferenza per una legge elettorale di segno differente.
In base alla novità descritta, dunque, si avrebbe anche a Palazzo Madama un sistema proporzionale (fondato su 50 collegi plurinominali) corretto da un premio di maggioranza per la lista che raggiunga il 40% dei voti e da una soglia di sbarramento del 3%, calcolata in questo caso su scala regionale. Inoltre, verrebbero introdotti anche al Senato i capilista bloccati e l’alternanza di genere tra i candidati, che sarebbero eletti dai cittadini senza ricorrere alle preferenze.
Tra le reazioni a quanto accaduto in Commissione va in primo luogo segnalata quella del Partito democratico, che dopo aver visto respingere dal resto delle forze politiche la sua bozza a metà fra proporzionale e maggioritario (il cosiddetto “Verdinellum”) ha definito “non scontato” il proprio appoggio alla proposta di Mazziotti. A quanto si apprende, i dem dovrebbero riunirsi all’inizio della prossima settimana per decidere la linea da seguire.
Nel fronte dei favorevoli al testo base vanno annoverati, seppur con accenti diversi, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Alternativa popolare. Apertamente contrari, per via del mantenimento dei capilista bloccati, si sono detti i rappresentanti di Mdp e Sinistra italiana, mentre la Lega Nord appare interessata più a un anticipo delle elezioni Politiche che non ai dettagli del nuovo sistema di elezione delle Camere.
Considerando l’importanza che questo iter parlamentare riveste per il presente e il futuro della politica italiana, quanto accaduto nella Affari Costituzionali di Montecitorio si potrebbe descrivere con il titolo di una commedia di William Shakespeare: molto rumore per nulla. Senza il contributo attivo della principale forza di maggioranza, infatti, non si capisce come si possa condurre in porto una riforma elettorale, materia sulla quale è per definizione necessaria la più ampia convergenza possibile.