Parte oggi il confronto sul testo approvato dalla Commissione. Regge il patto sul sistema alla tedesca (ma non troppo)
Partirà alle 12 di oggi l’esame della riforma elettorale nell’Aula della Camera. Dopo un weekend di lavori intensi in Commissione Affari Costituzionali, ha retto l’accordo tra Pd, M5S, Forza Italia e Lega sul proporzionale alla tedesca, e nel pomeriggio di ieri è arrivato il mandato al dem Emanuele Fiano a riferire in Assemblea.
Come previsto, sono state varie le modifiche apportate dalla Commissione al “Rosatellum“, testo adottato nelle scorse settimane come base per la discussione. Nello specifico, è stata ridotta la quota di collegi uninominali in cui verranno eletti deputati e senatori (scesi rispettivamente a 225 e 112), in favore di un aumento del riparto proporzionale dei seggi, per effetto del quale circa il 60% dei componenti di Montecitorio e Palazzo Madama proverrà da listini di candidati (in un numero compreso tra 2 e 6) che ogni partito presenterà nelle circoscrizioni elettorali. Conseguenza di questa scelta sarà che tutti i vincitori nei collegi faranno parte del futuro Parlamento, a differenza di quanto previsto dalla prima versione del provvedimento.
Nonostante la quasi totalità delle forze politiche continui a fare riferimento al modello vigente in Germania, il sistema che (a meno di colpi di scena) sarà approvato dalla Camera presenta delle specificità non di poco conto. Malgrado sia stata mantenuta la soglia di sbarramento al 5% propria del contesto tedesco, non sono arrivati passi indietro sull’impossibilità di ricorrere al voto disgiunto, che farà sì che i cittadini disporranno di un’unica scheda di voto (al contrario delle due presenti in Germania) sulla quale potranno scegliere solo candidati nei collegi e “listini” appartenenti alla stessa forza politica. Inoltre, va evidenziato che nella componente uninominale i partiti dovranno proporre almeno il 40% di esponenti donne, mentre nella quota proporzionale saranno tenuti a garantire l’alternanza di genere, principio già previsto dall’Italicum.
Con la giornata odierna, dunque, si mette in moto il processo che nell’arco di un mese dovrebbe portare all’approvazione della nuova legge elettorale. Stando ai patti tra i quattro principali Gruppi parlamentari, l’Aula di Montecitorio dovrebbe licenziare entro giovedì il testo, in modo da concedere al Senato il tempo necessario per chiudere la questione nella prima settimana di luglio. A quel punto sarà molto probabile che la Legislatura venga dichiarata conclusa, a meno che non siano intervenuti nel frattempo ripensamenti o moral suasion di vario genere. In ottica elezioni anticipate, è curioso notare come sia stato aggirato il problema della perimetrazione dei nuovi collegi (che con il Rosatellum sarebbe dovuta avvenire entro 45 giorni dall’approvazione della riforma) mediante l’adozione delle circoscrizioni proprie del Mattarellum. Un escamotage, che sta già portando alcuni addetti ai lavori a parlare di rischio incostituzionalità per la futura norma, dal momento che la divisione dei territori in collegi non avverrebbe in base all’ultimo censimento della popolazione.