Divisioni interne e mosse errate, il problema Pisapia e la carta delle primarie
di S.D.C.
Matteo Renzi per ora può tirare un sospiro di sollievo. Giuliano Pisapia non sembra affatto sicuro del supporto “sincero” di Mdp nella sua faticosa e finora incompleta opera di federazione del nuovo Centrosinistra. La verità è infatti che, tra gli scissionisti, regnano divisioni interne e rivalità mai sopite. Con il risultato che una linea programmatica chiara se c’è resta ben nascosta. Mentre è tuttora irrisolta l’avversione viscerale verso il segretario Pd. Conseguenza inevitabile: gli errori politici sono dietro l’angolo e, alla fine, vanno proprio nella direzione opposta a quella voluta. Ovvero: creare ostacoli a Pisapia (ri)avvicinandolo proprio a Renzi. Il quale, da par suo, coglie la palla al balzo, ringrazia e riconquista un po’ di ottimismo in vista delle partite decisive.
Per esempio, la mossa di acclamare il presidente del Senato, Pietro Grasso, come possibile leader nel caso si decidesse che l’ex sindaco di Milano “non facesse più al caso nostro” (battuta di un parlamentare Mdp nei corridoi della Camera), non sarebbe stata una grande idea. Quantomeno intempestiva. Primo, perché Grasso data la sua carica attuale non avrebbe mai potuto scoprirsi ora (il che puntualmente ha fatto). Secondo, perché avrebbe irritato assai Pisapia. Terzo, perché non è chiarissimo se, in qualche modo, fosse stata concordata nella troika al comando: D’Alema, Bersani, Speranza. In particolare, tra i primi due dato che il terzo non ha mai dato mostra di essere il “decisore” del gruppo. E se si conosce bene il feeling esistente tra Bersani e Grasso, sembra al contrario che D’Alema non abbia affatto gradito.
Il panorama dell’incertezza esistente nell’area che dovrebbe rappresentare il principale interlocutore del Campo Progressista di Pisapia (più a sinistra gli ostacoli sembrano davvero insormontabili) è completato da altre due questioni, ormai sul tavolo, l’una da tempo l’altra da poco e, si dice, proprio per diretto effetto delle ultime mosse di Mdp.
In sintesi: da una parte, le ripetute e un po’ stucchevoli “minacce” di voler condizionare, fino al voto contrario, il Governo Gentiloni in sede di esame e approvazione della manovra economica (Def, legge di bilancio, etc). Anche con “avvertimenti” in sede di lavori di Commissione su argomenti tra i più disparati. Quando si sa bene che sarebbe un vero e proprio “suicidio” politico ed elettorale (oggi Speranza e Pisapia cercano visibilità sul tema, con un incontro a Palazzo Chigi, ndr). Dall’altra, la novità di una disponibilità, sebbene ancora strisciante, del Pd renziano a sostenere primarie di coalizione nel caso in cui passasse il testo della nuova legge elettorale. Evidente infatti il risultato che, in questo modo, otterrebbe l’attuale segretario: allontanare ancor di più Pisapia dall’abbraccio di Mdp, consentire magari ad esponenti del “centro” di unirsi nell’avventura elettorale inibendo qualsiasi tentazione neoberlusconiana (leggi Calenda), compattare il partito sopendo le divisioni interne e le annose accuse a lui rivolte sul premierato per così dire scontato.
Come si vede un panorama in forte movimento e che, di settimana in settimana, con attori ormai già entrati nell’ottica dei posizionamenti ufficiali post legge di bilancio, offrirà più di uno spunto di riflessione.