“Patto dell’arancino”: la difficile coabitazione di FI-Lega-Fdi e l’ennesima chance di una svolta che non arriva
di LabParlamento
Da Palermo a Catania, per sostenere il candidato alle Regionali, Nello Musumeci, Silvio Berlusconi si immerge di nuovo nella folla dei sostenitori rispolverando vecchi slogan e storiche promesse elettorali (Ponte sullo stretto e meno tasse per tutti, in testa). I due alleati, i “signori” Matteo Salvini e Giorgia Meloni, si vedono inevitabilmente rubata la scena e, a sera, quando è l’ora dell’atteso vertice a tre presso un noto ristorante, non possono fare altro che giocare, come fanno i bambini, a non arrivare per primi all’appuntamento per evitare gli imbarazzanti flash dei fotografi.
Difficile dire cosa ne esce da questa confusa kermesse siciliana. Probabilmente, soltanto la conferma che se il Centrodestra vuole vincere, di necessità virtù, in questa fase deve restare nonostante tutto unito (insomma il contrario del Centrosinistra). Poi si vedrà. In fondo è la storia che si ripete con le vittorie trascorse quando Berlusconi, forte di ben altri sondaggi, imboniva la Lega di Umberto Bossi e Alleanza Nazionale formando Governi che il giorno dopo si dimostravano divisi su buona parte del programma fino ad arrivare, per il partito di Gianfranco Fini, all’epilogo e alla diaspora di varie correnti e correntucole nel momento della parabola discendente del Cavaliere.
Perfino la “sparata” dei ministri già “spartiti” tra gli alleati sa di inutile “provocazione” ad uso e consumo dei media. Ma senza ritorni immediati se non il “dispetto” arrecato agli avversari per far vedere a chi tocca, sempre, dare le carte.
Lo spartiacque saranno forse le elezioni siciliane. Una vittoria di Musumeci sui Cinque Stelle sarà di buon viatico per la gara nazionale, smussando le asperità di quello che sarà il programma e rinforzando l’alleanza. Al contrario, una sconfitta farà emergere i contrasti latenti creando non pochi problemi per i prossimi mesi. Del resto, a ben vedere, con questa legge il “dopo” resta comunque una incognita. Nel senso che Berlusconi potrebbe perfino abbandonare gli alleati per guardare alle larghe intese. Mentre Salvini non ha mai smesso di civettare con i Cinque Stelle. E, checché se ne dica, anche questi ultimi verso la Lega. Insomma, tutto fermo e tutto in movimento. E manca ancora parecchio ai risultati delle urne.