Dopo un tira e molla estenuante il centrodestra tira fuori dal cilindro il nome, anzi il ticket, vincente per riprendersi il Campidoglio: Enrico Michetti, in quota Fdi, e Simonetta Matone, come vice sindaco appoggiata dalla Lega.
Ad annunciarlo è lo stesso leader del partito di via Bellero, Matteo Salvini, uscendo dall’ultimo summit con gli alleati. La scelta di Michetti, che pareva essere sfumata alla luce dei sondaggi interni relativi alla notorietà del personaggio, conosciuti dai più per i suoi interventi su una storica radio romana, è un chiaro segnale politico agli alleati: Giorgia Meloni, i cui sondaggi, usciti peraltro in concomitanza con l’incontro odierno, la danno ad uno storico 19,8% a -1,7% dalla lega, punta all-in con Michetti: il Campidoglio per arrivare a palazzo Chigi. Un rischio, non sappiamo quanto calcolato, ma è chiaro che un’eventuale successo del mister Wolf, come l’ha ribattezzato la Giorgia Nazionale, potrebbe davvero essere la spallata decisiva per scavalcare la Lega e ambire alle prossime politiche al ruolo di premier.
Completato, in parte, la griglia dei partenti, ora si attendono le primarie del Pd che dovrebbero incoronare l’ex ministro Gualtieri che insieme alla sindaca uscente, Virginia Raggi, e Carlo Calenda, rappresenteranno i principali competitor per lo scranno più alto.
Sullo sfondo restano i problemi irrisolti di Roma, come dimostrano le immagini di ieri che hanno fatto il giro del mondo. Basta un forte acquazzone per mettere una metropoli in allerta, con auto inghiottite e tragedia sfiorata in un asilo evacuato d’urgenza. Per non parlare dell’emergenza rifiuti, con l’ennesimo e stucchevole rimpallo di responsabilità fra Regione e Campidoglio e la consueta imparzialità del Governo di turno che alla questione Roma decide di voltare pagine perchè il tema è troppo scottante e in troppi fin qui si sono bruciati.
Noi siamo stati fra i primi ad invocare da subito nomi importanti per la poltrona del sindaco d’Italia. Nomi e soprattutto progetti e programmi innovativi, capaci di riportare la Capitale al pari delle grandi consorelle europee. Al momento, stando alla griglia di partenza e al pedigree dei concorrenti, qualcosa di meglio ci si poteva attendere. Per i programmi, invece, staremo a vedere se per una volta la politica sarà in grado di non fare la solita campagna elettorale per riempire di belle promesse i romani, ma vorrà impegnarsi per dare alla città una guida competente, distinta e distante dagli intrecci e da quei “poteri forti” che governano da sempre, in maniera neppure troppo occulta, le scelte dell’amministrazione di turno.