“Il 3 febbraio presentazione francobollo per 150mo anniversario proclamazione Roma Capitale“. Sul sito ufficiale del Comune di Roma così viene celebrato il 150simo anniversario della proclamazione di Roma Capitale d’Italia che ricorre oggi. Un francobollo da collezione, una foto, distanziata, di rito, e via di corsa a tagliare qualche nastro per un autobus nuovo o una buca chiusa.
Questo è Roma oggi o, meglio, da ormai oltre vent’anni. Mentre la scia di Mafia Capitale e degli antichi mali di Roma è ancora forte, immune perfino alla pandemia. Cinque anni di cambiamento (annunciato) non l’hanno scalfita e, anzi, forse proprio l’ottimismo di chi per la prima volta saliva sul colle Capitolino senza avere alle spalle adeguate esperienze amministrative, l’ha involontariamente fortificata, consolidando, con il ponentino, quel senso di accidia e autolesionismo che dalla fine dell’Impero Romano sembra essersi abbattuta sulla Città Eterna.
Un destino segnato, quello di Roma, una città che per storia e tradizioni non potrà mai rinunciare a sentirsi “Caput Mundi”, rivendicando un diritto che purtroppo rimane sancito solo sui testi scolastici e nei tanti reperti archeologici sparsi per il pianeta, ma certamente non nel mondo moderno che viaggia alla velocità del 5g, mentre qui, a Roma, anche solo sperare di conoscere con certezza i tempi del passaggio di un autobus diventa un miraggio impossibile.
A pochi mesi dalla fine della consiliatura a Cinque Stelle, è quasi inutile, quindi, tracciare il consueto bilancio. Non esistono classifiche o studi che certifichino un segnale di ripresa. Mentre le grandi metropoli europee, inclusa Milano, ragionano su piani di sviluppo fino al 2050, progettano grattacieli, Expo, città ecosostenibili, poli tecnologici di ultima generazione, a Roma ancora si discute se far costruire uno stadio di calcio, mentre la città sprofonda nei debiti e anche solo tappare una buca diventa motivo di vanto per il sindaco di turno.
Dai dati economici a tutte le classifiche sulla qualità della vita questa città pare ormai condannata ad un medioevo perenne. Un’involuzione senza fine che certamente non ha radici recenti ma sulla quale tutti, dalla politica alla società civile, per finire, non ultimi, ai mezzi di informazione, dovremmo interrogarci provando finalmente a fare come fanno tutte le grandi nazioni moderne: amare la propria Capitale, facendone guida e modello di progetti anche avveniristici di riqualificazione e rilancio di tutto il Paese.
Nell’emergenza sanitaria mondiale Roma ha avuto la beffarda fortuna, nella sfortuna, di essere già testata a vivere in perenne emergenza: dai servizi sociali alla cura quotidiana della città, i romani da anni ormai sono rassegnati ai ritardi e alle disattenzioni più o meno gravi di tutte le amministrazioni che si sono alternate, scaricando sistematicamente sulle precedenti tutte le colpe.
Per questi motivi l’impegno che LabParlamento, come testata libera che ama il proprio Paese e quindi la sua Capitale, metterà in campo è finalizzato a smascherare gli interessi di chi chirurgicamente ha deciso di affossare Roma, alternando alla guida di questa città politici incapaci, affaristi, lobby di potere che hanno soffocato le immense potenzialità che Roma e tutta la sua area metropolitana custodiscono. E non ci riferiamo soltanto al patrimonio artistico, storico e religioso più grande al mondo, sul quale andrebbe aperto un capitolo a parte.
LabParlamento seguirà da vicino le vicende capitoline, sempre con quella libertà di analisi che ha contraddistinto la testata e i suoi validi collaboratori fin dal primo giorno della sua nascita. Abbiamo deciso di ripartire da qui, perché Roma è la culla dell’Europa, perché siamo convinti che nessuna ripresa potrà realizzarsi nel post-covid lasciando ancora indietro la capitale d’Italia.
Ecco perchè chiediamo a tutti, ai partiti politici in primis che per anni hanno usato questa città senza sentirne la responsabilità di guidarla, un atto di trasparenza e di amore per Roma. Noi, come sempre, resteremo vigili e imparziali, non ci faremo abbindolare di fronte agli interessi di chi vorrà calare l’ennesima scelta dall’alto per dare ai romani un altro sindaco marziano da sacrificare nel tritacarne dei palazzi romani.
Cari signori, tiriamo tutti giù la maschera e diamo alla nostra Capitale un progetto serio, qualificato, fattibile ma soprattutto all’altezza di una metropoli che tutto il mondo ci invidia.