Nelle stesse ore in cui Zingaretti, suo malgrado, è costretto a rinunciare alla candidatura a sindaco per via dei veti del Movimento Cinque Stelle fermi sul nome di Virginia Raggi e Roberto Gualtieri scioglie la riserva scendendo in campo, sull’altra sponda del Tevere, quella destra, regna il silenzio.
In questi giorni si è sentito parlare solo di Zingaretti, della sua voglia di correre che si scontrava con la difficoltà politica di pervenire ad un accordo che fosse in grado di blindare il comune con un’intesa coi grillini, salvaguardare la Regione dal ticket con le amministrative assicurando allo stesso tempo un candidato forte per la Pisana.
Non si è sentito parlare del centrodestra che, nonostante le richieste più o meno esplicite dei dirigenti e dei militanti locali, ancora non riesce a trovare una quadra sul nome che dovrà correre per il Campidoglio.
Eppure il centrodestra una possibilità, e forse più d’una, ce l’ha questa volta. Lo scenario che si apre vede, al primo turno, il centrosinistra diviso dal M5S e dal polo liberal-riformista che sostiene Carlo Calenda. Il centrodestra, forte anche dei sondaggi che lo accreditano in crescita, ha la possibilità, se non la certezza, di riuscire ad approdare al ballottaggio.
In questo caso le difficoltà aumenterebbero per via dell’elemento coalizzante tra le forze del fu’ Conte-bis che rischiano di schiacciarlo in minoranza, sebbene, al contrario, non èdetto che proprio quell’effetto coalizzante possa essere vincente per battere le sinistre.
Il centrodestra deve sentire su di sé l’onere di presentare una proposta credibile, fatta di uomini e donne preparate, dei territori, con esperienza politica e professionale, stimati e benvisti, innovativi rispetto al passato. Deve percepire su di sé l’aspettativa di molti romani che, negli ultimi 30 anni sono stati amministrati (giudicate voi come) per 17 anni dal centrosinistra, per 5 anni dal centrodestra e per 5 anni dai grillini.
Sebbene sembri che tutto taccia in realtà dei segnali di distensione tra le principali forze politiche del centrodestra – Fratelli d’Italia e Lega – si intravedono; non è un caso lo scambio di tweet tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, tra complimenti e auspici di governare insieme.
E’ evidente che il tentativo di Salvini di mettere in angolo Fratelli d’Italia indicando il nome che avrebbe dovuto governare Roma non sia riuscito, così come è evidente, adesso, che spetti a Giorgia Meloni la proposta del candidato sindaco.
Questo perché Giorgia Meloni, fresca di libro, oltre ad essere romana è anche presidente del partito che, secondo gli ultimi sondaggi, si attesta a diventare il primo partito del centrodestra romano e forze del panorama politico del Campidoglio in generale (il sondaggio Winpoll lo accredita al 22,5%).
Le amministrative di ottobre saranno una tappa fondamentale per questa Legislatura. Dopo tre mesi si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica che, come abbiamo scritto, sarà decisivo per gli scenari politici dell’anno prossimo.
Forse è troppo dire che una vittoria del centrodestra a Roma potrebbe rappresentare un trampolino di lancio in direzione palazzo Chigi. Ma di sicuro chi ci entrerà, con che peso e con che ruolo forse dipenderà proprio da che cosa accadrà qualche mese prima a palazzo Senatorio. Da Roma, ancora una volta, passa il futuro dell’Italia.