La campagna del candidato dem, Roberto Gualtieri, è iniziata col peccato originale di una fuga di notizie: le sue pagine social per la corsa al Campidoglio sono emerse prima dell’annuncio ufficiale, con tanto di smentita, salvo poi essere stato effettivamente annunciato come il candidato del centrosinistra.
Un piccolo errore che avrebbe potuto minare alla credibilità, ma così non è stato, forse per lo spessore stesso del candidato che ha una sua importante credibilità politica. È stato, tra le altre cose, Ministro dell’Economia nel Conte II, quindi durante la fase acuta della crisi da COVID-19. Ha risentito anche lui, evidentemente, del rally round the flag effect (Mueller 1970) che nei periodi di crisi porta la popolazione a stringersi intorno al leader e – in questo caso – intorno alla squadra di governo. A maggio 2020, Gualtieri era ancora tra i Ministri più graditi del governo Conte. La sua forza politica e la sua credibilità da candidato sono tutte qui.
Il claim scelto è “Roma. E tutti noi” il quale mira a creare quel senso di comunità che è abbastanza tipico della narrazione del Partito Democratico. Riprendendo i 7 pilastri di uno slogan, quello di Gualtieri risulta essere sicuramente inclusivo ed emotivo. Claim rinsaldato ed avvalorato dai contenuti audiovisivi del candidato, il quale viene quasi sempre ritratto in mezzo alla gente, proprio per ribadire il concetto di unità e comunità.
Dal punto di vista grafico, sono state molte le accuse di plagio tra gli analisti e gli studiosi della comunicazione politica. La grafica di Gualtieri, in effetti, assomiglia molto al font e allo stile di Alexandra Occasio-Cortez. Anche la posizione del corpo è simile a quella dalla democratica americana.
Nulla di scandaloso, a giudizio di chi scrive. “Un bravo artista copia, un grande artista ruba” dice una frase che si fa ricondurre al pittore spagnolo Picasso.
Gualtieri non è né il primo né l’ultimo politico che si lascia ispirare da altri politici con idee simili. Il Make America Great Again di Trump è scopiazzato a Ronald Reagan; Il “Si può fare” di Veltroni ricorda tremendamente l’obamiano “Yes we can”.
Insomma, succede, e spesso è sintomo di similitudine politica. Gualtieri, indirettamente, potrebbe aver voluto fare evincere il carattere progressista e innovativo che vorrà dare alla sua amministrazione.