Un’ecatombe. Termine forte ma azzeccato. Lo sappiamo, il fatto oramai è noto. Il Covid-19 è stato un dramma non solo sanitario, ma economico, sociale e lavorativo. Sono drammatici i dati riferiti a Roma nel mondo del commercio. Nel 2020 sono oltre 40mila i posti di lavoro andati in fumo e il trend non è finito: secondo le stime della Confcommercio di Roma, infatti, il 2021 sarà l’anno della chiusura di tante altre attività. Tv, giornali e social lo testimoniano tutti i giorni: così come le foglie che d’autunno cadono dagli alberi, con le stesse tempistiche sulle serrande e sulle vetrine spuntano i cartelli con scritto “vendesi attività”.
Locali vuoti, senza clienti, senza più commessi, senza più prodotti. Il dramma è servito. Non vogliamo fare i cosiddetti “uccellacci del malaugurio”, ma fatti alla mano i più prossimi ad abbassare per sempre le serrande saranno bar e ristoranti. Il continuo altalenarsi tra zona gialla, arancione e rossa, i ristori mai arrivati, la perdita continua di clienti dovuta a limitazioni di ogni genere e un crescere continuo (a volte esagerato…) dello smart-working, che di fatto svuota gli uffici e di conseguenza le tanto amate da parte dei ristoratori pause pranzo, sono le cause maggiori di questo inesorabile declino.
Se bar e ristoranti piangono, non si scompisciano dalle risate gli altri. Un esempio su tutti? I titolari dei negozi di abbigliamento. Vogliamo farvi un esempio in particolare, legato proprio alle limitazioni imposte durante le feste di Natale. Dal 24 dicembre al 27 dicembre, giorni solitamente dedicate agli ultimi regali da mettere sotto l’albero e ad eventuali cambi o acquisti in extremis, tutta Italia era in zona rossa. Vendite saltate. Dal 31 dicembre fino al 3 gennaio, ancora zona rossa. Idem il 5 e 6 gennaio. Alcuni giorni di “tregua” e poi di nuovo zona rossa, proprio in concomitanza dell’avvio dei tanto agognati saldi invernali. Altri soldi persi. Saranno mai stati confortati dai ristori? A sentire gli esercenti, no. Anzi, non hanno avuto nessuna forma di agevolazione. Al massimo una via preferenziale verso la chiusura definitiva della loro attività, dei loro sogni e dei loro sacrifici.
Le Associazioni di categoria chiedono aiuti veri, concreti, fondamentali per non far morire l’economia romana. Tra le proposte, una riduzione delle imposte e di una piattaforma per il commercio online dedicato ai negozi di vicinato e per le consegne. Cosa sarà di loro nel 2021? Ovviamente l’auspicio è che questo nostro articolo tra un paio di mesi si riveli una megagalattica fake-news, una bufala. Una bella mozzarella di bufala, come quella su una bella pizza che presto speriamo di poterci tornare a mangiare in qualche ristorante della Capitale. Con o senza mascherina, con o senza distanziamenti, ma sicuramente in sicurezza. Cosa che i nostri imprenditori hanno già dimostrato di saperci garantire.