Raccontare la Città eterna attraverso le pagine di un romanzo, un’odissea nello spazio in cui anche i personaggi di fantasia si scontrano con le problematiche dell’Urbe. In ogni personaggio, seppur immaginario, può riconoscersi ogni romano, alle prese con le quotidiane mille contraddizioni – ma anche meraviglie – della città.
LabParlamento ha incontrato lo scrittore François Morlupi, trentottenne romano che, oltre a coltivare la passione per i romanzi, lavora in ambito informatico in una scuola francese di Roma. Prima di questo ha scritto due romanzi, che per mesi sono stati sempre ai primi posti delle classifiche ebook, diventando un caso editoriale. A lui, che scrive di Roma e dei romani, abbiamo chiesto il parere su alcuni aspetti della capitale.
Il suo ultimo romanzo “Come delfini tra pescecani. Un’indagine per i Cinque di Monteverde” (Salani, collana “Le Stanze”) racconta un’indagine del commissario romano Ansaldi e i suoi uomini alle prese con un suicidio che a ben vedere, però, nasconde un’altra verità. Visto il radicamento di questi poliziotti con le problematiche della città, qual è il giudizio che, secondo lei, essi potrebbero dare sulla vivibilità di Roma?
Sicuramente né bianco, né nero, ma grigio. Il rapporto con la città per i cinque poliziotti di Monteverde è come un rapporto d’amore con la loro donna ideale; Roma è capace di far trasformare la loro giornata dall’inferno al paradiso o viceversa, in un secondo. Se da un lato Roma è senza dubbio la città più bella del mondo, dall’eterna bellezza incontrastata, dall’altro lato tutto questo, penso per noi romani, non basta più poiché non è sinonimo di vivibilità. È evidente che constatiamo ogni giorno un degrado lento ma inarrestabile. Traffico, buche, sporcizia, rumori… chi più ne ha più ne metta. Anche per questo nel mio noir, “Come delfini tra pescecani”, l’indagine è anche una scusa per poter raccontare altro come Roma, assoluta protagonista che non è né vittima né testimone ma anzi agisce e interferisce con i suoi capricci con le indagini lungo tutte le 416 pagine del romanzo. Il romanzo è molto ironico, poiché penso che una delle caratteristiche di noi romani, sia appunto l’ironia. Senza di essa, abitare nella città più bella del mondo sarebbe ancora più difficile.
Ansaldi e i suoi uomini sono alle prese, quotidianamente, con il contrasto al crimine. Astraendoci per un attimo alle vicende noir raccontate nei suoi libri, qual’è la situazione reale sotto il profilo della sicurezza, secondo la sua percezione, a Roma?
Roma è una città immensa e per questo motivo è difficile dare un quadro generale, dipende da quartiere a quartiere. È evidente che in alcuni quartieri periferici ci sia sicuramente un tasso di criminalità diverso che quello del centro storico. Comunque, in linea di massima, la mia percezione è positiva. Roma mi sembra una città abbastanza tranquilla, in linea con le grandi capitali europee multiculturali e cosmopolite.
Nel suo libro lei descrive posti tanto fiabeschi quanto poco conosciuti della Città Eterna, e il suo romanzo in questo, indubbiamente, rappresenta un veicolo promozionale straordinario per le meraviglie di Roma. Le elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale sono ormai alle porte. Cosa, a suo giudizio, la nuova giunta dovrà fare per accrescere la notorietà delle bellezze di questa città?
Non ho la presunzione di avere la bacchetta magica né di possedere idee innovative. So che uno dei mestieri più difficili del mondo, è senza dubbio quello di amministrare una città complessa, caotica e grande come Roma. Personalmente non ne sarei in grado. Infatti, nel mio romanzo, tento di suscitare riflessioni ai miei lettori, senza proporre soluzioni. Ad ogni modo, penso che dovremmo tentare di volgere lo sguardo più al futuro, senza rimanere ancorati al passato e alle sue bellezze. Quest’ultime comunque dovrebbero essere sfruttate maggiormente, soprattutto in ottica turismo. Sarebbe un ottimo punto di partenza. Poi ovviamente potenziare i mezzi di trasporto, perfezionare la raccolta dei rifiuti, migliorare il manto stradale e sfruttare maggiormente i luoghi culturali per ricreare un’effervescenza culturale che ultimamente si è affievolita.