Il 2022 sarà l’anno dell’elezioni del nuovo Presidente della Repubblica Italiana. Con uno scenario politico che vede il Governo Draghi sorretto da una maggioranza di larghissime intese iniziano già a correre nei corridoi della politica le voci e i nomi sul prossimo Capo dello Stato.
Alcuni sono personaggi che già in passato sono stati tra i papabili Presidenti, altri sono delle new entry, altri delle semplici boutade o indiscrezioni. Ma l’elenco dei candidati è folto anche in questa occasione. Il nome uscito nelle ultime ore, seppur in contrasto con l’incarico che svolge attualmente, è quello di Mario Draghi, attuale Presidente del Consiglio, il cui mandato giungerebbe a scadenza naturale nel 2023, ovvero un anno dopo l’elezione del Capo dello Stato.
Una figura sicuramente di spessore, quella di Draghi, già governatore della Banca d’Italia, Presidente della Banca Centrale Europea e attuale Premier, sulla quale, ad oggi, potrebbe esserci un’ampia, se non storica, convergenza di tutto il Parlamento. Escluso, per ora, Supermario, si è fatto il nome anche di Silvio Berlusconi, il leader dei moderati di centrodestra, alla cui carriera politica manca solamente il Quirinale. Forse più una suggestione questa che una reale opportunità. La politica dell’ultimo decennio ci ha abituato quasi a tutto, ma sarebbe davvero curioso vedere il MoVimento 5 Stelle, che numeri alla mano è il gruppo con la maggior forza parlamentare, oppure il Partito Democratico o Italia Viva, scrivere il nome dell’acerrimo e storico nemico per l’elezione a Capo dello Stato.
In auge anche un nome d’annata. Non sappiamo se però accetterà, dopo essere stato più volte colpito a morte alle spalle dai franchi tiratori della sinistra. Stiamo parlando di Romano Prodi, Presidente del Consiglio per due volte e una delle figure più importanti e iconiche della cosiddetta Seconda Repubblica. Nel 2013, insieme al compianto Franco Marini, nelle elezioni che portarono poi al bis di Giorgio Napolitano, fu pugnalato a morte proprio dalla sinistra di cui lui è stato uno dei massimi rappresentanti.
Se la ferita si è rimarginata, potrebbe essere un nome papabile, nonostante la sua figura non riscuota simpatie da parte di molti italiani che ancora gli rinfacciano l’ingresso nell’euro. Altro nome è quello del Professor Mario Monti, anch’egli già Presidente del Consiglio nel famoso Governo dei tecnici, quello delle lacrime della Fornero, Senatore a Vita e “salito in politica” nel 2013 con Scelta Civica.
Apprezzato dai banchieri, potrebbe diventare il Presidente della Repubblica meno apprezzato della storia, viste le fortissime polemiche seguite ad alcune decisioni prese durante il suo incarico, come la questione degli esodati e la riforma delle mensioni. La carrellata di possibili nuovi inquilini del Quirinale prosegue con Giuseppe Conte, il Presidente che ha guidato l’Italia durante il periodo più triste dell’ultimo secolo.
Divisivo dell’opinione pubblica, soprattutto per aver accentrato sulla sua figura tutta l’attenzione e ogni comunicazione sulla situazione pandemica, con conferenze stampa a tutte le ore dopo lunghe e lunghe attese, è il leader politico attuale del MoVimento 5 Stelle, il gruppo, come detto in premessa, che gode del maggior numero di rappresentanti parlamentari.
L’Avvocato del Popolo rappresenta una figura ancora spendibile per un ruolo di garante come quello del Presidente della Repubblica, che potrebbe unire sia il Movimento di Grillo che il Partito Democratico, che insieme, anche se non alla prima chiama, potrebbero avere le forze per far salire Giuseppe Conte al Quirinale, magari accompagnato dal fido Rocco Casalino.
E se per la prima volta l’inquilino del Quirinale fosse una donna? Il nome che circola è quello di Maria Elisabetta Casellati. Dopo essere diventata la prima titolare dello scranno principale di Palazzo Madama, potrebbe essere anche la prima donna della storia a trasferirsi al Quirinale.
In discesa, ma sempre tenute sotto monitoraggio, le figure di Paolo Gentiloni, attuale Commissario europeo per l’economia, carica che ha assunto il 1 dicembre 2019, e di Massimo D’Alema, altro pugnalato, e a sua volta pugnalatore, storico della sinistra. Donne presidenti della Repubblica non ce ne sono mai state, anche se ogni volta sono molti i nomi proposti, senza poi mai giungere ad una reale candidatura. Emma Bonino può sicuramente raccontare qualche esperienza vissuta sulla propria pelle.
L’approfondimento odierno, si chiude con la possibilità, non proprio del tutto remota, di un bis di Mattarella, che ovviamente smentisce, ma non è da escludersi qualora non si dovesse trovare una maggioranza compatta e convinta. Seguirebbe le orme del suo predecessore Giorgio Napolitano, rieletto a furor di Parlamento, un po meno di popolo.