Il politologo spiega gli aspetti tecnici della nuova legge elettorale, i pro e i contro. E dice: “Rischio instabilità altissimo”
di Valentina Magri
“Il pro del Rosatellum 2.0 sono i collegi uninominali, mentre il contro è che sono troppo pochi. Con questa nuova legge elettorale, le possibilità che si formi una maggioranza nelle urne sono bassissime e il rischio di instabilità politica altissimo”. Questa l’opinione di Roberto D’Alimonte, professore ordinario di Sistema Politico Italiano presso l’Università LUISS Guido Carli, politologo ed esperto di sistemi elettorali, in una intervista a LabParlamento.
Cosa ne pensa della presenza di collegi plurinominali con liste brevi e bloccate e della mancata previsione del voto disgiunto tra maggioritario e proporzionale?
“Preferisco in assoluto i collegi uninominali. Tra lista bloccata e voto di preferenza, prediligo la prima perché ha un bilancio meno negativo del voto di preferenza in un’analisi costi/benefici. Lo dico guardando ai dati: in Italia il voto di preferenza è diffuso soprattutto al Sud, dove invece di essere uno strumento del voto di opinione è il risultato di una fitta rete di clientele, talvolta anche criminali. Il voto di preferenza inoltre aumenta esponenzialmente il costo delle campagne elettorali. In una fase in cui è sparito il finanziamento pubblico ai partiti ed è stata approvata dal Parlamento una legge sul voto di scambio, il voto di preferenza diventa un’occasione di corruzione e influenze dubbie. Quanto alla mancata previsione del voto disgiunto, non mi piace, ma non mi scandalizzo”.
La nuova legge prevede che il territorio nazionale sia diviso in collegi uninominali e plurinominali da definire con un Decreto legislativo del Governo. Come potrebbero essere strutturati, e quali scenari aprirebbe la diversità tra le varie circoscrizioni elettorali?
“I collegi uninominali secondo me saranno strutturati più o meno bene, come quelli della legge elettorale di Mattarella nel 1993. È un’operazione delicata ma saranno largamente utilizzati parametri oggettivi, a partire dalle dimensioni della popolazione. Non vedo problemi particolari neanche per la configurazione dei collegi plurinominali. In entrambi i casi, ci saranno criticità nell’includere determinati Comuni, ma non sono questi i problemi del Rosatellum”.
Come giudica la conferma di un sistema a prevalenza proporzionale, a fronte dell’attuale assetto sostanzialmente “tripolare” del panorama politico?
“Lo giudico male. Sono fermamente convinto che soprattutto in una situazione tripolare servano sistemi elettorali a due turni: di collegio come in Francia o di lista come era l’Italicum in Italia. Con questi sistemi, sono gli elettori a decidere il Governo del Paese, mentre con l’attuale legge elettorale lo decideranno i partiti dopo il voto e non sarà facile. In breve, dato che le elezioni non determineranno una maggioranza di governo, le coalizioni presentate in campagna elettorale si scomporranno dopo il voto e se ne formeranno di nuove che non rispetteranno le promesse fatte agli elettori sulle alleanze. La conseguenza probabile sarà una ulteriore crescita della sfiducia nella classe politica”.
La riforma introduce una doppia soglia di sbarramento e la possibilità di alleanze e coalizioni: alla fine ne usciranno necessariamente premiati i partiti o le coalizioni più numerosi?
“I piccoli partiti che otterranno meno del 3% dei consensi saranno penalizzati. Per sopravvivere, dovranno coalizzarsi. Ciò non implica però ottenere necessariamente dei seggi. Il vantaggio del coalizzarsi non sta nella parte proporzionale, ma in quella maggioritaria: il piccolo partito chiederà al partito più grande nella sua coalizione una quota di collegi uninominali sicuri che saranno il risultato di accordi di desistenza. A differenza di altri sistemi elettorali, come il Consultellum vigente prima al Senato, fortunatamente non sono previsti sconti sulle soglie per chi si coalizza. La soglia dell’1% per le liste coalizzate scoraggia le liste fasulle per rastrellare voti, come quelle per l’abolizione di Equitalia. Trovo che questo sia un altro fatto positivo”.
Quali sono le possibilità che, con la nuova legge elettorale, dalle prossime elezioni esca una lista o alleanza vittoriosa e con la maggioranza sufficiente per governare?
“Servirebbero delle particolari combinazioni di seggi maggioritari e proporzionali: alla Camera le percentuali minime sono il 60% dei seggi maggioritari e il 45% di quelli proporzionali; al Senato serve il 50% per entrambi i seggi. Ricordo che nella storia della Seconda Repubblica nessuna coalizione è mai arrivata al 50% dei voti proporzionali alla Camera e che l’esito del voto al Senato potrebbe differire da quello della Camera”.