A tanto ammontano i provvedimenti attuativi degli atti approvati negli ultimi anni ma ancora da scrivere. La parola al prossimo esecutivo
Non basta fare una legge di riforma. Serve anche attuarla. Lo sanno fin troppo bene i tecnici dei diversi dicasteri chiamati, entro i prossimi mesi, a scrivere i quasi 400 decreti attuativi (371 per la precisione) necessari per non far finire nel cestino molti dei provvedimenti approvati nella passata legislatura, soprattutto in materia finanziaria e di sviluppo economico.
A tanto ammontano, infatti, i provvedimenti necessari per rendere esecutivii progetti della XVII Legislatura, 151 decreti derivanti soltanto dall’ultima legge di bilancio (peculiarità delle leggi finanziarie, numero peraltro in costante crescita, rispetto ai 126 previsti dalla legge di stabilità del 2016 e dei 94 della medesima legge del 2015). Nel cassetto dei ministeri giacciono i provvedimenti più disparati, tra cui le norme attuative della web tax, l’imposta sulle transazioni digitali a carico di tutti i grandi operatori di internet, di cui si avverte l’esigenza di conoscere al più presto i dettagli. Di qualche giorno fa, invece, l’approvazione del decreto interministeriale per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti.
Delle buone intenzioni del Governo Letta, ormai quasi il 90% degli atti sono stati pienamente attuati, rimanendo soltanto pochi accorgimenti ancora da scrivere (34 per la precisione). Il successivo Governo guidato da Matteo Renzi lascia in eredità ai posteri 100 decreti ancora da ultimare, mentre quella di Paolo Gentiloni si attesta a quota 237.
Del resto, il ricorso ai provvedimenti supplementari – accanto a quelli normativi – è una pratica sempre più diffusa negli ultimi anni. Delle 325 leggi parlamentari disposte nell’ultima legislatura, quasi un quarto di esse (88) necessitavano di un qualche provvedimento attuativo, da scrivere successivamente all’entrata in vigore delle norme.
Non secondario il carico di lavoro che è derivato dai 126 decreti legislativi approvati dagli ultimi tre governi, atti che per entrare pienamente a regime hanno richiesto l’adozione di 1.735 decreti attuativi. Ed è proprio questa tipologia di atti che rappresenta la maggiore criticità nella redazione: si conta che dei 126 decreti delegati approvati dai governi Letta, Renzi e Gentiloni che hanno richiesto un qualche provvedimento per rendere attuale quanto disposto, sono ancora quasi un centinaio gli atti necessari, tutti ancora da scrivere, con gran lavoro per gli amanuensi ministeriali.
Non solo decreti ministeriali, ma molto altro ancora ingolfa la macchina pubblica, chiamata a tradurre in pratica, con norme secondarie di dettaglio, i desiderata della politica: decreti ministeriali (quasi il 70%) ma anche decreti del Presidente del consiglio, decreti del Presidente della Repubblica, provvedimenti direttoriali, deliberazioni Cipe e decreti interministeriali.
Insomma, pare difficile uscire fuori dalla giungla legislativa, ma ormai ciò che è fatto è fatto, e il fardello rimane in carico alla nuova compagine di governo a cui toccherà l’onere di completare il lavoro iniziato dai predecessori di governo. Con un occhio in più, magari, alla semplificazione legislativa, unica vera via per non ritrovarsi, anno dopo anno, sommersi dalle leggi.