Ribadito l’obbligo di pagamento per tutte le borse ammesse al commercio. Contenitori portati da casa “pratica virtuosa, ma spetta al Ministero della Salute valutarla”
Ha suscitato non poche polemiche, negli ultimi giorni, l’entrata in vigore delle disposizioni previste dall’art. 9-bis del DL Mezzogiorno in ambito di uso delle borse di plastica. A partire dallo scorso 1° gennaio è infatti divenuto effettivo l’obbligo di pagamento dei sacchetti biodegradabili per alimenti come frutta e verdura, finalizzato alla progressiva riduzione della vendita degli imballaggi, sulla base delle norme europee di settore.
In seguito all’intenso dibattito scatenatosi sia sui social network che sui media tradizionali, il Ministero dell’Ambiente ha diramato una circolare per chiarire la portata e l’interpretazione delle nuove regole. Ferma restando l’impossibilità di distribuire gratuitamente qualsiasi tipo di borsa di plastica, il Mattm evidenzia che sono ammessi negli esercizi commerciali soltanto i sacchetti biodegradabili e compostabili certificati come tali, gli imballaggi ultraleggeri realizzati con almeno il 40% di materia prima rinnovabile e le buste riutilizzabili che presentino precise quote di plastica riciclata (minimo il 30% per i generi alimentari e almeno il 10% per altri tipi di prodotto).
Per quanto riguarda la possibilità che i consumatori usino contenitori portati da casa per evitare il pagamento delle borse, il Ministero dell’Ambiente pur ritenendola una pratica “indubbiamente virtuosa sotto il profilo degli impatti ambientali” riconosce al Ministero della Salute la competenza di valutarne la compatibilità con le norme igienico-alimentari.