C’è da guardare il futuro con ottimismo. L’export italiano, secondo il Rapport Export 2021 di Sace, seguirà nel 2021, e negli anni successivi, sentieri di rapida ripresa e crescita in alcuni mercati, di mero recupero del terreno “perso” nella crisi in altri e di risalita più lenta in altri ancora. In un ipotetico e particolarmente rappresentativo medagliere – sempre secondo Sace – i nostri principali partner commerciali sono stati quindi suddivisi in quattro gruppi, in cui convivono destinazioni già consolidate e altre tuttora poco presidiate, in funzione della capacità di ripresa del nostro export e dell’intensità della sua dinamica nei prossimi anni.
Il primo raggruppamento include quei Paesi dove le vendite di beni italiani sono attese in rapida ripresa già nel 2021 e con una dinamica intensa anche nel triennio seguente.
Tali geografie figurano anche nella lista dei Paesi strategici della Cabina di Regia per l’internazionalizzazione e comprendono, oltre ad alcuni importanti partner come Stati Uniti, Germania e Svizzera, anche la Cina e diversi mercati dell’Asia pacifico, nonché Polonia ed Emirati Arabi Uniti. Le peculiarità di mercati molto vasti come quelli degli Stati Uniti e della Cina sono altresì approfondite in chiave sub-nazionale, con l’obiettivo di evidenziare meglio alcune differenze dei diversi Stati americani e delle province cinesi in termini industriali e di capacità di reddito e quindi di opportunità per il nostro export.
Per le geografie del secondo gruppo il recupero sarà completo già nell’anno in corso, ma seguirà una dinamica più contenuta negli anni successivi. Tra di esse si annoverano alcuni mercati di sbocco dipendenti dai corsi delle materie prime (come Brasile, Arabia Saudita, Malesia e Ghana), nonché altre destinazioni europee (ad esempio Francia, Paesi Bassi) e non solo (tra cui Senegal).
Tra i Paesi accumunati da un recupero dei valori pre-crisi ancora incompiuto nel 2021, pur mostrando buone prospettive di crescita in un orizzonte temporale più ampio, vi sono Regno Unito, Spagna, Turchia, Messico, India, Sudafrica e Thailandia, seppur per motivi diversi tra loro e per i quali cerchiamo di fornire spunti analitici. Maggiori criticità nella ripresa si riscontrano, infine, nell’export verso quei mercati che scontano, in alcuni casi, fragilità economiche e politiche, in altri, gli effetti depressivi della domanda derivanti dalla pandemia. Fra di essi sono presenti, ad esempio, Romania, Grecia, Argentina e Sri Lanka.