Investire sulla ricerca scientifica e biomedica in Africa per estendere a quante più persone possibili l’assistenza sanitaria. È questa la chiave, secondo i partecipanti all’ottavo Congresso internazionale “Skin on the Move. Tropical Neglected Skin Diseases, Global Health and Covid-19 Pandemic”, per contrastare future nuove pandemie come il Covid-19 e per affrontare le malattie tropicali neglette che continuano a colpire oltre due miliardi di persone nel mondo.
Il congresso, durato 5 giorni, si è svolto dal 21 al 26 novembre tra le città di Addis Abeba e Wolita Sodo, in Etiopia. Organizzato dal prof. Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto dermatologico San Gallicano IRCSS di Roma, in collaborazione con Dreamcom, l’evento ha radunato numerosi medici, ricercatori e studiosi nazionali e internazionali, tra i quali Agostino Palese (Ambasciatore italiano ad Addis Abeba), Lia Tadesse (Ministro della Salute dell’Etiopia), Bernard Naafs (Presidente Onorario del Congresso, tra i massimi esperti al mondo di malattie tropicali – affiliazione: Foundation Global Dermatology, Munnekeburen, The Netherlands), Nejib Doss (Golden Towers Médical Centre, Tunis, Tunisia), John Masenga (Departmento di dermatologia del Regional Dermatology Training Center, di Moshi, Tanzania), Antonio Cristaudo (Direttore del Dipartimento di Clinica e Ricerca Dermatologica del San Gallicano IRCCS), Stefano Veraldi (Università degli Studi di Milano, IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia), Paola Monari (Professoressa di dermatologia dell’Università degli Studi di Brescia).
L’impegno del San Gallicano. Proprio allo scopo di estendere l’assistenza sanitaria di base in Africa, l’Istituto dermatologico San Gallicano IRCSS ha investito negli ultimi 20 anni oltre 3 milioni di euro per la formazione del personale sanitario assistenziale e scientifico consentendo così a moltissimi professionisti africani di non essere costretti a fuggire all’estero ma, al contrario, di rimanere nel proprio paese, collaborando allo sviluppo economico dell’Etiopia. “Dal convegno è emerso come sia non solo importante ma anche urgente realizzare una rete scientifica internazionale con l’Africa – ha affermato il prof. Aldo Morrone – mettendo al centro la formazione professionale di medici, tecnici, biologi e ricercatori che durante la pandemia hanno dato un grande contributo allo studio di nuove varianti del SARS-CoV-2, ma che necessitano di strumentazioni avanzate per svolgere al meglio il loro lavoro in collaborazione con reti internazionali”. “È necessario, inoltre, che si sviluppi una produzione scientifica africana che consenta uno scambio di pari dignità tra ricercatori di tutto il mondo. Solo così – ha concluso Morrone – potremo guardare con fiducia alla salute di tutti”.
Un focus sulle malattie tropicali neglette. Oltre a concentrarsi su come prevenire future pandemie, il convegno ha preso in esame la situazione delle malattie tropicali neglette, che rappresentano un flagello che colpisce oltre due miliardi di persone nel mondo, la maggior parte in Africa. Si tratta di oltre 20 malattie infettive tra cui: dengue, chikungunya, leishmaniasi, lebbra, filariasi, micetoma, oncocerchiasi, rabbia, scabbia e tracoma. Si tratta di patologie che possono essere curate facilmente dai medici locali a condizione però che questi possano disporre di laboratori, strumenti sanitari e dei farmaci necessari.
Tra queste malattie, quelle trasmesse da vettori (mosche, zanzare, insetti e artropodi) rappresentano oltre il 21% di tutte le patologie infettive e a loro si devono più di 900.000 decessi all’anno. La malaria trasmessa dalle zanzare Anophele causa oltre 219 milioni di casi a livello globale e provoca oltre 450.000 morti ogni anno. La maggior parte dei decessi si verifica in Africa e in bambini di età inferiore ai 5 anni.
La dengue è l’infezione virale più diffusa trasmessa dalle zanzare Aedes. Più di 3,9 miliardi di persone in oltre 131 paesi sono a rischio di contrarre la malattia, con circa 96 milioni di casi sintomatici e circa 45.000 morti ogni anno. Più di 1 miliardo di persone vive in aree endemiche per la leishmaniasi. Ogni anno si verificano oltre 30.000 nuovi casi di leishmaniasi viscerale e più di 1 milione di nuovi casi di leishmaniasi muco-cutanea.
Almeno 220 milioni di persone sono a rischio di contrarre l’oncocerchiasi, chiamata anche la cecità dei fiumi, mentre oltre 16 milioni si ammalano ogni anno e 1,5 milioni perdono la vista. Il virus Zika, trasmesso principalmente dalle zanzare del genere Aedes, può essere contratto anche attraverso i rapporti sessuali e durante la gravidanza può essere causa di anomalie congenite, inclusa la microcefalia.
“Ormai le mosche e le zanzare – ha spiegato Morrone durante il convegno – sono in grado di volare per oltre 300 km all’anno e questo significa che in pochi anni riescono ad attraversare l’Africa, il Mediterraneo e gli oceani per portare le malattie da un continente all’altro. Questo è già accaduto per Zika, per Ebola e per numerose altre malattie che potevano essere contrastate se si fosse investito nei luoghi dove queste nascono, migliorando per esempio i servizi sanitari e epidemiologici locali che invece continuano a soffrire di una cronica mancanza di strutture adeguate, di personale clinico-scientifico e di risorse finanziarie”.