“Introdurre, con il contributo delle strutture residenziali psichiatriche rappresentate da Fenascop, standard di autorizzazione, accreditamento e tariffe uniformi sul territorio nazionale, eliminando le assurde differenziazioni tra le varie regioni e l’avvicinamento agli standard ospedalieri nei manuali attuali di Agenas”. È una delle proposte lanciate nel corso del convegno sulla salute mentale organizzato a Roma dalla Fenascop, associazione nazionale di organizzazioni che dal 1995 si occupano di riabilitazione psichiatrica extra ospedaliera per minori e adulti.
Secondo il Sistema informativo per la salute mentale (SISM), nell’anno 2019 la spesa complessiva per l’assistenza psichiatrica è stimata pari a 65 euro per residente. A livello nazionale, la spesa ammonta a 3,3 miliardi di euro, pari a circa il 2,9% della spesa per il SSN, una percentuale in riduzione rispetto agli anni precedenti e in ogni caso nettamente inferiore all’impegno assunto dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in occasione della prima Conferenza nazionale sulla salute mentale nel gennaio 2001, di destinare almeno il 5% dei fondi sanitari regionali per le attività di promozione e tutela della salute mentale.
“E’ per questo – ha sottolineato il presidente di Fenascop – che rivolgiamo un appello al ministro Speranza e al premier Draghi affinché intervengano su questa emergenza che, secondo l’ultimo rapporto Unicef, ci dice, ad esempio, che nel 2019 circa un milione di giovani soffriva di problemi legati alla salute mentale. Abbiamo un sistema al collassa che conta appena uno psichiatra pubblico ogni 10mila cittadini adulti e uno psicologo pubblico circa ogni 12mila cittadini. Mancano all’appello 14mila unità tra infermieri, educatori, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione psichiatrica”.
Una situazione resa ancora più drammatica dall’impatto del Covid. Il rapporto dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza presentato questa primavera attesta l’emergere in bambini e ragazzi di disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria, autolesionismo, alterazioni del ritmo sonno-veglia e ritiro sociale.
“Per i malati mentali lo Stato non garantisce percorsi di cura perché non esistono reti di servizio in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni sempre più complessi. Esistono 21 sistemi regionali con risposte troppo spesso frammentate e inefficaci. Le soluzioni per questa situazione sono desolanti. A febbraio 2021 è stato istituito il il Tavolo di lavoro tecnico sulla salute mentale presso la Direzione Generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute. Ci sono tutti al tavolo, proprio tutti: manca solo una rappresentanza delle strutture residenziali extra ospedaliere, le Comunità Terapeutiche”, ha detto Robotti.
Per questo, conclude il presidente Fenascop, “il bonus psicologico, come ha riconosciuto lo stesso Draghi, è un piccolo ristoro e non può bastare. Occorre riconoscere ruolo e funzioni delle Comunità Terapeutiche nella cura della malattia mentale, inserendole nei tavoli tecnici e di lavoro con i propri rappresentanti. È inaccettabile che in cinquant’anni di lavoro delle Comunità terapeutiche e di Fenascop che le rappresenta da trent’anni non siano continuativamente ed efficacemente rappresentate nei tavoli istituzionali, tecnici e consultivi”.