di Carmela De Rango *
La doppia morale di Aiop: da un lato lancia l’allarme sulla mancanza di medici, dall’altro non rinnova il contratto a quelli della sanità privata. Si tratta di un evidente corto circuito che denota, da un lato, l’oggettiva sottovalutazione della problematica da parte dell’associazione; e, dall’altro, una scarsa sensibilità verso una categoria che ha pagato un prezzo altissimo rispetto a questa deminutio.
Aiop Lombardia, l’associazione che riunisce le strutture dell’ospedalità privata profit, si comporta come chi grida ‘al lupo, al lupo’ ma al contempo gli spalanca le porte.
Da anni CIMOP, sindacato unitario dei medici chirurghi e dei laureati in odontoiatria operanti nell’Ospedalità Privata di cui sono Segretario Nazionale, lotta incessantemente contro questa assurda disparità di trattamento nell’equiparazione dei medici della sanità privata con quelli del settore pubblico per ragioni niente affatto pretestuose, ma dettate dalla realtà.
Ancora una volta mi sento in dovere di sottolineare come, nei fatti, ci sia già una vera parificazione delle attività svolte dai medici dell’ospedalità privata rispetto a quella esercitata dai medici dell’ospedalità pubblica. Per cui il passo successivo, al di là di generici allarmi su scenari futuri, consiste nel rivedere la posizione dei medici che operano nella ospedalità privata e riconoscere la parificazione dei titoli di carriera a parità di condizioni di accesso e della retribuzione.
Come è possibile programmare la sanità del futuro se non si ammette questa drammatica disparità di trattamento foraggiata proprio da Aiop? Solo Aris, l’associazione che raggruppa le strutture religiose, ha contribuito in parte alla soluzione del problema, siglando un anno fa il rinnovo del contratto mostrando un grande senso di responsabilità a fronte dello sforzo straordinario a cui i medici sono stati chiamati durante l’emergenza Covid.
Il contratto di lavoro innovativo firmato da Aris, sia pur con delle criticità sui tabellari che hanno sanato solo parzialmente il gap pubbico privato e che si auspica di sanare nel prossimo rinnovo, si applica infatti ai medici che operano in Strutture sanitarie, socio sanitarie e socio assistenziali di diritto privato (ed è l’unico ccnl in vigore tra le parti contraenti con validità 1° luglio 2020 – 30 giugno 2023) diventando, così, il ccnl di riferimento per il personale medico per l’intera area privata.
La disciplina contenuta nel nuovo ccnl, introducendo la qualifica dirigenziale per i medici della sanità privata, rimuove un ulteriore ostacolo al comune obiettivo condiviso di Cimop e Aris di assicurare anche ai medici della sanità privata l’equiparazione dei titoli e dei servizi. In sostanza realizza una sostanziale uniformizzazione del rapporto di lavoro della dirigenza di area privata e della dirigenza del Ssn, riconosce comunque il ruolo centrale che è affidato ai dirigenti medici per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo delle Istituzioni e di miglioramento dell’efficienza dei servizi, nell’interesse dei cittadini che tali servizi utilizzano.
Tornando ad Aiop sono tre le problematiche su cui CIMOP richiama l’attenzione. In primis l’equiparazione dei titoli di carriera dei medici che operano privato accreditato SSN ai colleghi che operano negli ospedali pubblici. In secondo luogo l’equiparazione della retribuzione dovuta ai medici dell’ospedalità privata ai tabellari del ccnl della dirigenza medica SSN, che al momento risulta inferiore del 50%; infine, last but not least, una ripresa delle trattative con una rapida chiusura e sottoscrizione del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro, fermo per la parte normativa a 16 anni fa e per la parte economica a 12 anni fa.
Siamo stati colpiti nell’ultimo decennio, al di là dell’emergenza pandemica, da una serie di riverberi a pioggia di policies spesso fuorvianti e approssimative: il risultato, oggi, è che la categoria dei medici che con abnegazione e dedizione sta portando sulle spalle gran parte del peso costituito dal Covid si vede negare un riconoscimento oggettivo.
Ci chiediamo chi foraggi una diseguaglianza tra medici della sanità pubblica e quelli della sanità privata e su quali basi migliaia di professionisti che svolgono le medesime funzioni per il SSN debbano vedersi inquadrare in due mondi così diversi e agli antipodi sia da un punto di vista economico che del riconoscimento dei titoli di carriera.
Ci chiediamo inoltre come AIOP possa chiedere di valorizzare “una partnership pubblico-privato con la possibilità di implementare un modello virtuoso che consenta interventi decisivi per il futuro della nostra sanità, mettendo a disposizione la professionalità dei suoi operatori e le sue strutture in tutta Italia..” e poi si rifiuta di sottoscrivere il contratto di lavoro ai medici.
Non solo vedo in questo la violazione dell’articolo 36 della Costituzione, in quanto, a parità di condizioni lavorative (quantità e qualità di lavoro), e di settore di appartenenza (sanità privata accreditata SSN), la retribuzione dei lavoratori delle aziende sanitarie associate Aiop è inferiore del 30% rispetto a quella di cui oggi godono i medici delle aziende sanitarie associate Aris. Ma si corre il rischio di esacerbare anche una serie di discriminazioni tra ospedali.
*Segretario Nazionale della CIMOP (Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata)