Sei Dirigenti Scolastici su dieci sono d’accordo con la riapertura delle scuole voluta dal decreto del governo Draghi, di questi il 68% favorevole alla ripresa della frequenza delle scuole dell’infanzia, il 72% alla riapertura delle scuole primarie e appena il 53,3% a quella delle scuole secondarie di primo grado. E’ il risultato di un sondaggio realizzato dall’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (Andis) che ha interpellato 950 dirigenti scolastici di ogni ordine e grado.
Il dato si spiega con la difficoltà percepita dai dirigenti scolastici nell’organizzare il lavoro dei docenti titolari su più classi, che dovrebbero svolgere lezioni in presenza nelle prime classi ma anche collegarsi da scuola con le classi che sono in dad. In alcuni territori la connessione è di bassissima qualità e spesso non riuscirebbe a garantire la regolarità delle lezioni.
Alla domanda relativa agli interventi necessari per riprendere in presenza e in sicurezza le attività didattiche, la metà dei rispondenti concorda con gli interventi proposti dal sondaggio: tamponi periodici agli alunni, tamponi periodici obbligatori a tutto il personale della scuola, nuove modalità di tracciamento in raccordo con i Dipartimenti di prevenzione, disponibilità di presidi medico-sanitari a scuola, riduzione alunni per classe, assunzioni di docenti a t.d. e installazione di impianti di depurazione dell’aria. Si tratta di proposte largamente condivise che il Ministero dell’Istruzione e il Governo dovrebbero prendere in seria considerazione.
L’80% dei rispondenti si aspetta che nelle operazioni connesse alla riapertura vengano coinvolte la Protezione Civile e le organizzazioni di volontariato. Si tratta di una indicazione molto chiara: le scuole sono state sole in questi mesi a gestire l’emergenza, occorre invertire la tendenza e implementare quei patti educativi di comunità di cui tanto si parla ma che stentano ad arrivare.
Il sondaggio ha inoltre analizzato alcune conseguenze negative della DaD come l’insorgere di comportamenti di disagio (solitudine, noia, insonnia, depressione), il 38% difficoltà di concentrazione e problemi di attenzione. Solo il 32% indica ritardi nell’ apprendimento che potranno avere effetti negativi sul prosieguo degli studi, il 18% la mancata acquisizione di conoscenze / competenze. Appare evidente che la dad ha creato soprattutto problematiche di ordine psicologico che toccherà affrontare da subito.
L’ipotesi annunciata dal Ministro Bianchi di prolungare le attività didattiche per l’intero mese di giugno al fine di compensare il deficit di conoscenze e competenze ha raccolto solo un 26,8% di risposte positive. Il dato si spiega con le considerazioni espresse sopra: il danno prodotto dalla dad non riguarda tanto gli apprendimenti, quanto piuttosto la sfera socio-affettiva dei ragazzi, problema che non si risolve in tre settimane nè con un programma di recupero accelerato dei contenuti di studio. Il 76% dei rispondenti propone un piano di “recupero” della socialità e della relazione da realizzare nella prossima estate con attività educative, sportive, ricreative affidate al terzo settore. Il dato concorda con la proposta che Bianchi ha presentato alle Regioni di attività finalizzate alla socializzazione e agli aspetti ricreativi da svolgere nei mesi di luglio e agosto.