Si è tenuta il 27 febbraio alla Camera dei Deputati la conferenza stampa indetta dalla rete di associazioni, tra le quali l’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici), che chiede al Governo di non mettere in discussione il giudizio descrittivo alla scuola primaria. “Valutazione: non tornare indietro” è lo slogan scelto per dire no all’emendamento presentato dal governo nella seduta della Commissione cultura e istruzione del Senato della Repubblica del 7 febbraio, nel corso dell’esame del ddl sul voto in condotta, che propone di smantellare la riforma che tre anni fa aveva introdotto il giudizio descrittivo alla primaria.
La conferenza stampa è stata moderata da Anna D’Auria, la quale ha sottolineato come le associazioni della rete condividano la stessa idea di scuola. “La democrazia o è un progetto pedagogico oppure non è democrazia”, ha affermato D’Auria, che ha aggiunto: “La sola valutazione che ha legittimità costituzionale è quella formativa”.
Davide Tamagnini, maestro di scuola primaria e coordinatore del gruppo nazionale di ricerca su Valutazione del MCE, ha chiesto al Parlamento il rispetto per l’impegno degli insegnanti, affermando che “la scuola e tutte le persone che la vivono ogni giorno non si meritano questo passo indietro”. “Al Ministro diciamo – ha aggiunto Tamagnini – che le cose si cambiano insieme, almeno noi a scuola con i bambini proviamo a fare così ogni giorno”. “Allora – ha sottolineato Tamagnini – ci sentiamo di dire al Parlamento che prima di dire che una cosa non funziona bisognerebbe almeno applicarla fino in fondo”. Secondo Tamagnini, “se c’è bisogno di aiutare le famiglie e gli studenti a capire la valutazione, allora bisogna superare l’idea di esprimersi attraverso una sola parola, sia essa un giudizio sintetico o un voto”.
Susanna Crostella, componente del Direttivo nazionale del CGD, ha osservato che “noi crediamo che il ministro, usando una sua interpretazione dei bisogni e delle richieste dei genitori, vogli a adottare una modifica non solo linguistica, come afferma, ma profondamente modificativa del percorso di valutazione”. “Il Coordinamento dei Genitori Democratici – ha affermato Crostella – ha voluto fortemente la valutazione formativa, ha auspicato la sua applicazione anche in altri ordini di scuola e sostenuto il suo approccio rigoroso, non penalizzante, che utilizza gli errori come strumento di apprendimento. È necessario non trasmettere all’alunno il terrore di sbagliare”. “Il CGD oggi è qui, insieme alle altre associazioni del mondo della scuola – ha sottolineato Crostella –, per opporsi con ogni mezzo a chi attraverso la semplificazione del sistema valutativo voglia interrompere quel processo di miglioramento dell’apprendimento che si stava costruendo, anche con fatica, ma insieme, e che dava grande prospettiva innovativa alla scuola tutta”.
Giuseppe Desideri dell’AIMC ha osservato come “uno degli elementi che si dimentica quando si parla di valutazione è che la valutazione non è un atto burocratico” e che “La valutazione è un momento del percorso didattico, è un momento di quel percorso didattico che deve coinvolgere i docenti, i genitori, ma soprattutto l’alunno stesso”. “Nell’arco di trenta anni – ha evidenziato Desideri – abbiamo veramente sperimentato tutto, però c’è una cosa che non abbiamo fatto: non abbiamo mai monitorato queste sperimentazioni; non abbiamo mai monitorato il risultato”. “Non ci deve essere ideologia quando si parla di scuola – ha aggiunto Desideri – e soprattutto sulla valutazione. La valutazione è un momento fondamentale perché tocca l’alunno”. Secondo Desideri, “la valutazione deve aiutare il soggetto a capire qual è la strada che deve percorrere. Se non è formativa, non è valutazione”.
Manuela Calza, maestra di scuola primaria per oltre 20 anni e attualmente componente della segreteria nazionale FLC CGIL, ha affermato che “la scuola della Repubblica è quella che accompagna le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi in un cammino per diventare cittadine e cittadini consapevoli, responsabili e soprattutto protagonisti del cambiamento che vogliono e che vogliamo vedere nel mondo. La valutazione descrittiva, quindi, sostiene, a nostro parere, la crescita e la promozione umana perché individua e rende consapevoli dei punti di forza e dei punti di debolezza e consente a ciascuno di esprimere quindi al meglio le proprie potenzialità”. “Un numero o un giudizio sintetico – ha sottolineato Calza – può tutto al più certificare il punto di arrivo, ma non i punti dipartenza, ma non i processi che sono sottesi a quel risultato, e in genere è quello che attesta le disparità di partenza più che contribuire a superarle. Invece la descrizione offre gli strumenti conoscitivi per conoscere, direi in termini di professionalità per quello che riguarda i docenti, ma in termini di una prospettiva di cittadinanza attiva responsabile e democratica per le alunne e gli alunni ed è questo che noi chiediamo alla scuola della Costituzione”.
Valentina Chinnici, insegnante di scuola secondaria e presidente del CIDI, ha dichiarato che “la valutazione è per la promozione della persona. Ecco perché non ha senso parlare di ‘gravemente insufficiente’. Una scuola che per recuperare autorevolezza, autorità, severità ha bisogno dei voti numerici è una scuola fragile, è una scuola dove ci sono educatori spaventati”. “Noi – ha aggiunto Chinnici – ci riconosciamo in quella valutazione mite, formativa, descrittiva, secondo la quale ‘ciascuno cresce solo se sognato’”.