Verso l’appuntamento di aprile, a Roma, tra lavori ministeriali e cambi internazionali di strategia
di LabParlamento
I rappresentanti personali dei Capi di Stato e Governo del G7 hanno dato inizio, nei giorni scorsi, agli incontri preparatori in vista del Vertice di Taormina del 26 e 27 maggio. Per Energia e Ambiente, gli incontri della presidenza italiana già in calendario sono il 9-10 aprile a Roma e l’11-12 giugno a Bologna.
Per l’occasione Mise e Minambiente sono al lavoro su due documenti. Il primo, Sen (Strategia Energetica Nazionale) da tempo annunciato dal ministro, Carlo Calenda; il secondo, Sec (Strategia Nazionale Energetico Climatica), sul quale ha attivato le proprie strutture il ministro Gian Luca Galletti.
Lo scenario che i due documenti hanno di fronte è composito ma sostanzialmente comune: l’evoluzione geopolitica internazionale, lo sviluppo e il calo dei costi di diverse tecnologie (in particolare per l’utilizzo delle fonti rinnovabili e la relativa integrazione nel sistema energetico), l’accordo sui cambiamenti climatici del dicembre 2015, la presentazione del “pacchetto comunitario invernale” dello scorso novembre che delinea nuovi obiettivi e strumenti per raggiungere i target in materia di gas serra, efficienza, Fer e prevede, tra l’altro, la presentazione entro il 2018 da parte italiana di un Piano nazionale per l’energia e il clima nell’ambito del regolamento sulla governance dell’Unione energetica.
Per questo, dopo una prima fase di prevalente scollamento, anche a seguito dell’intervento delle competenti Commissioni parlamentari i due Ministeri sembrano ora viaggiare con un maggiore coordinamento. Obiettivo quello di arrivare all’inizio di aprile con una bozza condivisa che andrebbe messa in consultazione in occasione del G7 Energia per essere poi riproposta, a Bologna, arricchita dell’avvenuto confronto pubblico.
In particolare, per la nuova Sen (la precedente, datata 2013, aveva come orizzonte temporale il 2020 e prevedeva un processo di aggiornamento periodico), si punta ormai lo sguardo al 2030-2050 ricorrendo a una serie di audizioni con i principali “stakeholder”- già in corso – per delineare politiche e scenari in termini di azioni volte a garantire sicurezza/economicità degli approvvigionamenti, costruire riferimenti di domanda/offerta, opportunità di investimento, salvaguardando e rafforzando la diversificazione a livello internazionale. Importante, in questo quadro, il lavoro svolto dal “tavolo su mobilità sostenibile e decarbonizzazione” coordinato, nel 2016, dall’allora vice segretario generale presso la Presidenza del Consiglio, Raffaele Tiscar, oggi divenuto capo di gabinetto proprio al Minambiente.
La regia dell’operazione sembra essere concentrata presso la segreteria del ministro Calenda. Al lavoro – oltre alle strutture dirigenziali – un team di consulenza di Boston Consulting Group, che risulta molto attivo. Le audizioni si concentrano sulle risposte ad alcune domande per ottenere dati e informazioni contenute in un apposito questionario. Non risulta esserci ancora alcuna bozza più o meno definita. Per questo, la consegna è di stringere i tempi. Anche perché l’Ambiente, nel frattempo, ha già avviato (fino al 28 febbraio) una consultazione pubblica per l’elaborazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici: lo schema, curato dalla DG Clima-Energia , è in fase di condivisione con Regioni, istituzioni nazionali e altre amministrazioni centrali.
La ripresa di centralità delle strategie nazionali di settore vede, come detto, naturali punti di riferimento i rispettivi vertici G7. Per quello Energia sono in corso confronti preparatori di tutte le parti interessate nella capitale ma anche a Parigi.
Anche in questo caso siamo alle fasi preliminari. Ma a giocare un ruolo determinante sono le attese per la nuova politica Usa all’indomani del cambio di guardia alla Casa Bianca.
Il neo segretario americano all’Energia, Rick Perry, non ha ancora ottenuto il via libera ufficiale alla nomina e questo di per sé lascia, al momento, senza consegne ufficiali i negoziatori d’Oltreoceano. A complicare le cose il curriculum di Perry. Ex governatore del Texas e avversario di Trump alle primarie repubblicane, alcuni trascorsi petroliferi, aveva addirittura proposto l’abolizione del Doe, il Dipartimento Energia, considerato superfluo inserendosi nel novero degli scettici sugli effetti dei cambiamenti climatici nel mentre si dichiarava favorevole allo sviluppo delle Fer. Atteggiamenti confusi che non facilitano la comprensione delle concrete strategie.
Di sicuro tuttavia il problema più delicato sarà quello di recepire nei documenti conclusivi il cambio di umore della nuova presidenza riguardo Mosca. Anche alla luce dell’America First Energy Plan reso noto dalla nuova Amministrazione, l’importanza dell’accento sullo sviluppo delle risorse nazionali (shale gas/oil al primo posto) anche per l’export dovrà, infatti, tenere conto in qualche modo delle esigenze russe di risolvere una volta per tutte la questione dell’incremento degli approvvigionamenti gas all’Europa.
Tre anni anni fa il G7 Energia aveva avuto al centro proprio la “questione sicurezza” alla luce della grave crisi in Ucraina. Ora molta acqua è passata sotto i ponti e da parte americana si vorrebbe trovare una nuova formula: mantenere da una parte il tragitto attuale del gas attraverso l’Ucraina senza tagli “esterni” di fornitura; affermare però dall’altra che sono bene accette tutte le rotte alternative nessuna esclusa, a nord e sud del Paese ex Urss. Naturalmente, bisognerà vedere la formula che sarà recepita nel documento finale.