di Francesco Scolaro
La riforma della Costituzione, l’avvio del semestre europeo targato Italia e la nomina dei vertici delle istituzioni politiche europee: sono questi i tre temi che domineranno la scena politica nel mese di luglio.
Sono iniziate le votazioni in Commissione Affari costituzionali del Senato sulle modifiche da apportare al disegno di legge di riforma della Costituzione, ma l’obiettivo di inviare il testo in Aula entro il prossimo fine settimana non dovrebbe essere centrato. All’interno del PD e della stessa maggioranza, così come all’interno degli altri partiti, le idee sulla futura architettura costituzionale non sono ancora ben definite e il canale di dialogo apertosi tra PD e M5S con l’incontro del 25 giugno (nel quale si è discusso di legge elettorale ma si è anche accennato alle riforme) sembra potenzialmente in grado di rendere superabile il patto del Nazareno. Renzi non può permettersi di non coltivare il dialogo con il M5S perché sin qui il partner per legge elettorale e riforme è stato Silvio Berlusconi, già colpito da sentenza passata in giudicato per frode fiscale, in attesa di altre sentenze giudiziarie e capo di un partito che alle elezioni europee ha subito una vasta emorragia di consensi. Nei giorni scorsi, sui mass media si è parlato di tattica dei “due forni” per descrivere il metodo sin qui adoperato dal premier Renzi che dialoga con FI ma non chiude le porte al M5S. Questa strategia è rischiosa ma, se gestita con saggezza, è anche potenzialmente fruttuosa.
Per Renzi, il Movimento di Grillo, da fattore di “disturbo” sulle riforme potrebbe rivelarsi interlocutore serio e sicuramente più gradito all’elettorato del PD di quanto non sia Berlusconi. Il dialogo PD-M5S, se dovesse avere appendici (il M5S vorrebbe incontrare di nuovo Renzi il 3 luglio per discutere di Costituzione), aprirebbe nuovi futuribili scenari capaci di condizionare il seguito dell’intera legislatura.
Renzi, sulla riforma della Costituzione, ha giustamente richiesto (quasi preteso) il dialogo con tutte le forze politiche disponibili, allo scopo di evitare che la modifica della Carta Fondamentale venisse effettuata “a colpi di maggioranza”. Le ultime due riforme della Costituzione che hanno completato l’iter parlamentare sono state quella del Titolo V del 2001 e quella di più ampio respiro del 2005. Entrambe sono state approvate dalla sola maggioranza parlamentare del tempo (centro-sinistra nel primo caso, centro-destra nel secondo) e i loro rispettivi esiti suggeriscono di sfuggire dalla tentazione: la prima è stata confermata dal referendum del 2001 ma poi ha rivelato tutti i limiti di una scrittura troppo affrettata, la seconda è stata invece fermata dalla pronuncia dei cittadini attraverso il referendum nel 2006.
Il Governo vorrebbe approvare la riforma in Senato prima della pausa estiva. Ma l’iter dei lavori parlamentari e il dibattito acceso delle ultime settimane potrebbero – forse dovrebbero – suggerire una maggiore cautela. Cautela che avrebbe il triplice beneficio di evitare brutte figure al Governo (allo stato attuale, è probabile che questo venga messo in minoranza su alcuni punti cruciali della riforma), di curare maggiormente la basilare fase della scrittura del testo e di facilitare un clima di graduale distensione (agevolata anche dalla lontananza dei prossimi appuntamenti elettorali) nel quale pervenire ad una riforma veramente condivisa.
Il 1 luglio, intanto, comincia anche il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea. Matteo Renzi è deciso a sfruttare l’occasione per lasciare una forte impronta in Europa e questo suo proposito dovrebbe essere reso evidente dal programma che il premier illustrerà agli euro-parlamentari proprio il 1 luglio. Nella stessa seduta prenderanno il via anche le votazioni per l’elezione del Presidente del Parlamento europeo (salvo sorprese, la carica verrà affidata al tedesco Martin Schulz). Per la poltrona più ambita, quella di Presidente della Commissione europea, la partita delle nomine si è conclusa (dopo travagliati negoziati) a favore del lussemburghese Jean-Claude Junker: il 16 luglio la sua nomina diventerà esecutiva. Tuttavia, ben più importanti dei programmi e delle nomine saranno le politiche economiche che l’UE riuscirà a mettere in campo nei prossimi anni. Da esse dipenderà il futuro non solo dell’Unione ma anche quello dell’Italia.