Il tempo ha bisogno di essere addomesticato attraverso la calendarizzazione, una ricapitolazione tipica della cultura occidentale che trova “puntelli nella memoria collettiva” quello che chiamiamo più semplicemente Tradizione e Cultura. La festività di Pasqua, con le sue liturgie legate al mito, culto e rito risponde a un bisogno di prospettiva e percezione, sono quegli “atti indispensabili”, come li chiamava Mircea Eliade, che uniscono rinascita e resurrezione, vita e morte, elementi terribilmente umani resi mistero dal Dio-Uomo che sconfigge la scandalosa morte.
Da qui le rappresentazioni sacre dove intere comunità vestono i panni dei protagonisti dei Vangeli, immedesimandosi nei vari personaggi; Sommi Sacerdoti Anna e Caifa dibattono con Pilato, tra i vicoli di un comune palermitano, vicino a un Gesù in catene. Questa come tutte le altre rappresentazioni sono teatralizzazioni con storie dove sono inseriti elementi nuovi e originali rispetto al testo Sacro. Pasqua si può definire un rito di passaggio, dove tra rappresentazioni, manifestazioni, processioni, confraternite, sepolcri (gli antichi Giardini di Adone), sono coinvolte persone e cose. Sono meccanismi complicati che richiedono lavoro e organizzazione e dove anche le “cose” hanno una loro importanza.
Partecipano, infatti, al dolore e alla sofferenza, richiamando il concetto Virgiliano delle “ lacrime delle cose”. Indispensabili e riconoscibili sono parte integrante della narrativa pasquale: martello, chiodi, flagello, lancia, lanterna di Giuda, monete, catino d’acqua, catene, punteruoli, telo della Veronica, per non parlare della scala e della croce. Tutti questi oggetti non sono semplici attrezzi coreografici, ma parte integrante dell’evento religioso. Sono i simboli dei vari “personaggi”, vizi e virtù, persino diavoli.
Il Cristo è protagonista assoluto, insieme alla madre che in quest’occasione veste gli abiti dell’Addolorata. Scultura posta su pesanti baldacchini o travi portati a braccia, può essere anche snodato per essere così deposto dalla croce e trasportato su un telo da confrati che sì immedesimano con dolore e lacrime in questa processione con un corpo che assomiglia nelle fattezze e peso a un uomo morto.
Alle persone e cose si uniscono i suoni, o i rumori della passione, come le traccole o le raganelle curiosi strumenti che emettono un rumore gracchiante, o i tamburi cui sono allentate le corde e rivestiti di panno nero per rendere ancora più lugubre e triste il suono. Tutto questo fino la sera di sabato, quando le campane saranno slegate e la Resurrezione sarà ormai compiuta, Se questi riti provengono da un terreno socioeconomico e culturale ben definito, bisogna constatare che il progresso scientifico e tecnologico con le sue “grottesche e anacronistiche contraddizioni”, non ha risposto al bisogno di protezione e purificazione offerto delle liturgie magico-religiose,
L’Archeologia culturale religiosa ha troppo velocemente archiviato e caratterizzato a folklore queste manifestazioni. La nuova insicurezza ha inoltre rinnovato quell’oscura ideologia magica della cultura popolare che pensavamo confluita e assorbita dalla “modernità”. Gli ultimi tre anni ci hanno smentito, eventi che ritenevamo superati e confinati in tempi lontani, mi riferisco alla pandemia e alla guerra, sono prepotentemente tornati a essere quelle minacce razionali e irrazionali che richiedono difese e protezione. Così siamo tutti “poveri cristi”, come ha detto nell’omelia delle Domenica delle Palme Papa Francesco, ancora più fragili, bisognosi di rassicurazioni e conforto.