Berlusconi, Salvini e Meloni alla prova dei voti per la nuova coalizione. Grillo a caccia del primo Presidente di regione a cinque stelle. Renzi si gioca la guida del partito
Ultimo giorno di campagna elettorale in Sicilia. Sabato sarà infatti una giornata di silenzio e poi domenica saranno le urne a parlare.
Le votazioni si svolgeranno dalle ore 8 alle ore 22. Le operazioni di scrutinio avranno inizio a partire dalle 8 di lunedì e saranno le prime, dal 1947, a eleggere un numero di deputati regionali ridotto da 90 a 70.
Al termine delle operazioni di voto saranno eletti il Presidente della Regione e l’Assemblea regionale, entrambi con suffragio universale e diretto.
Il sistema elettorale regionale in Sicilia prevede un metodo misto a turno unico, secondo il quale la stragrande maggioranza degli eletti (da 62 a 68) saranno scelti tramite sistema proporzionale su base provinciale, con il metodo dei più alti resti e voto di preferenza, con uno sbarramento elettorale al 5% regionale per ogni singola lista.
Una piccola parte (da 1 a 7) dei membri dell’Assemblea Regionale, invece, verrà eletta con una lista regionale come premio al candidato Presidente più votato.
Infine, un posto sarà assegnato al miglior candidato Presidente non eletto.
Il voto alle liste provinciali e alla lista regionale avverrà su scheda unica, ma con possibilità di voto disgiunto (Art. 8, Legge Regionale 3 giugno 2005, n. 7). Nel caso la lista o coalizione di liste provinciali collegate alla lista regionale più votata abbia ottenuto meno di 42 seggi, verranno eletti dalla lista regionale bloccata tanti candidati quanti ne occorrono per raggiungere, se possibile, i 42 eletti su 70. Nel caso in cui invece la lista o coalizione di liste provinciali collegate alla lista regionale più votata abbia ottenuto 42 o più seggi, allora i seggi che non vengono attribuiti a candidati dalla lista regionale più votata (quindi da 1 a 6 seggi) sono ripartiti fra tutti i gruppi di liste non collegati alla lista regionale risultata più votata, in proporzione alle rispettive cifre elettorali regionali (Art. 2-ter).
Previsto anche un meccanismo di tutela della parità di genere che prevede che in ogni lista regionale i candidati (dopo il capolista) debbano essere inseriti secondo un criterio di alternanza tra uomini e donne, mentre in ogni lista provinciale il numero di candidati dello stesso sesso non può eccedere i due terzi del numero dei candidati da eleggere nel collegio.
I sondaggi, fermi per legge dal 20 di ottobre, davano in testa il candidato del centrodestra Nello Musumeci (35,5 – 36%) seguito a ruota dal candidato pentastellato Giancarlo Cancelleri (33%).
Lontani tutti gli altri dalla possibilità di contendersi lo scranno più alto e il Governo dell’Isola.
Eccezion fatta per il testa a testa Musumeci – Cancelleri, la partita sembra ora essersi spostata più all’interno delle coalizioni. Nel centrodestra, stando al tam tam dei partiti, sembrerebbe infatti esserci addirittura la possibilità per Musumeci di portare la propria lista al primo posto all’interno della coalizione, nonostante la presenza in questi giorni di Silvio Berlusconi sull’isola.
Nel medesimo rassemblement, meno ambiziosa, ma molto importante, l’aspirazione dell’Udc che punta al 5% che consentirebbe di superare la soglia di sbarramento e di rilanciare il partito di Lorenzo Cesa in vista delle prossime elezioni Politiche. Il duo Salvini-Meloni, attovagliato ieri sera al ristorante “Il Cavaliere” (forse non scelto a caso) con gli altri big del centrodestra locale e nazionale, puntano al 7-8%.
Sul fronte 5 Stelle invece si cerca il “colpaccio” che permetterebbe di ben posizionarsi rispetto alla prossima tornata elettorale che prevede, nel 2018, il rinnovo del Presidente e dell’assemblea della regione Lazio e, contestualmente, il rinnovo del Parlamento e il nuovo Governo.
A sinistra, invece, con Micari in evidente difficoltà, i riflettori sono sempre più puntati su Claudio Fava, in un’ottica di individuazione dei nuovi pesi (e contrappesi) nel centrosinistra italiano.
Tutti comunque, seppur spinti da motivi diversi, si sono affrettati a precisare che il risultato di queste elezioni non può essere considerato la matematica radice quadrata di ciò che accadrà a livello nazionale, ma in verità per ogni schieramento questo è un banco di prova che invece darà qualche indicazione anche per le prossime elezioni politiche.
Se infatti dovesse vincere il centrodestra, il segnale importante sarebbe quello di una alleanza che tiene e che piace.
Se invece a prevalere fossero i grillini sarebbe una novità incredibile, probabilmente un segnale forte degli elettori di cui tener debitamente conto.
Sul fronte Pd chi rischia di più in caso di pesante sconfitta, in termini soprattutto di leadership, è il segretario Matteo Renzi.
Alla fine, in ogni caso, l’ultima parola spetterà agli elettori, sperando che non decidano di far parlare il non voto.