Continua il duello a distanza tra i due vicepremier Salvini e Di Maio. Allo studio un provvedimento leghista «di destra» da contrapporre ad un decreto dignità giudicato troppo di «sinistra»
Di Alessandro Alongi
Altra grana da disinnescare per il vicepremier e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. In attesa che il capo politico del Movimento 5 Stelle scopra l’identità della «manina» che, all’interno della relazione tecnica che accompagna il c.d. «decreto dignità», ha inserito la catastrofica previsione riguardante la perdita di 8mila posti di lavoro a causa delle norme previste nel provvedimento-simbolo del ministro pentastellato, un’altra polpetta avvelenata è in arrivo dall’alleato-antagonista per eccellenza, Matteo Salvini.
Forse stizzito dal plauso raccolto dal collega di governo da parte della CGIL di Susanna Camusso e, più in generale, dalle norme contenute nel decreto dignità, giudicate da Salvini troppo di sinistra, il Ministro dell’Interno prepara il contrattacco. L’ariete che il leader del Carroccio utilizzerà sarà un provvedimento finalizzato a «proteggere i cittadini» che arriverà entro l’estate, un nuovo «Decreto sicurezza» contenente svariate misure, dalla legittima difesa alla lotta alla mafia, passando per gli immancabili immigrati.
Come anticipato dallo stesso ministro sulle colonne del Corriere della Sera di ieri «anticipo l’intenzione di presentare un ‘Decreto Sicurezza’ che, tra le altre cose, affronterà il tema dei cosiddetti profughi-vacanzieri. Parliamo degli stranieri che scappano dal loro Paese ma vi tornano per le ferie». Tra le pieghe anche la riduzione delle spese per l’accoglienza, che 35 euro al giorno per immigrato scenderemo a circa 25 «con un risparmio di 500 milioni l’anno e che investiremo in sicurezza».
Ma nella testa del leader leghista non c’è solo il pensiero dell’immigrazione. «Il mio principale obiettivo è la lotta senza quartiere alla grande criminalità organizzata. Per questo passerò il Ferragosto in Calabria, con il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica».
Già da diversi giorni i bene informati davano conto di un Matteo Salvini intento a vergare le nuove norme sulla sicurezza dei cittadini, partendo dai cavalli di battaglia della Lega. Nella bozza di decreto dovrebbe trovare posto una radicale revisione della legittima difesa: ogni cittadino, in possesso di un regolare porto d’armi, avrà il diritto di sparare a qualunque estraneo si introduca nella propria abitazione.
Se, da un lato, il popolo di centro destra esulta per il ritorno del pugno duro contro la delinquenza, dall’altro già si intravedono le future frizioni con gli alleati di governo pentastellati. Già Di Maio in campagna elettorale aveva fatto intendere di voler limitare l’uso delle armi, mentre Alessandro Di Battista era stato più esplicito, affermando come fosse giunto il momento di togliere le armi in casa degli italiani. Posizioni apparentemente inconciliabili, che gettano le basi per altri ed ennesimi strali tra i due alleati di governo.
Per quanto riguarda le altre novità si ipotizza un giro di vite sulle norme contro lo spaccio di sostanze stupefacenti, la possibile riedizione delle «ronde anti-criminalità», già in auge dieci anni fa durante il governo guidato da Silvio Berlusconi, con Roberto Maroni ministro dell’Interno. Rimanendo sempre alle indiscrezioni, sembrerebbe vicina l’attribuzione di maggiori poteri alla polizia urbana e nuove regole per lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche. In più – ma al momento non si hanno maggiori specifiche al riguardo – sono in arrivo nuove norme per la lotta alla criminalità organizzata e al racket. Tutto ciò anche grazie ai 2100 poliziotti in più che il ministro leghista ha promesso, entro il prossimo febbraio, lungo tutte le strade.
C’è da capire, adesso, quale sarà l’intensità dello scontro sulle singole norme, ma già si presume che, se il decreto dignità non verrà «annacquato» in sede di conversione parlamentare che avrà inizio la prossima settimana, stesso salvacondotto potrebbe toccare anche alle norme sulla sicurezza. Con buona pace degli annunci pentastellati in campagna elettorale.