“Il mio primo atto da premier? Aumentare lo stipendio ai parlamentari. Ai cinquestelle bisogna dare tempo ma per ora vedo solo confusione. Il mio mandato a Palazzo Chigi sarebbe stato difficile”. L’intervista di LabParlamento al prof. Giulio Sapelli.
Oltre che economista e accademico di lungo corso, Giulio Sapelli è l’uomo che ha sfiorato, pochi mesi fa, l’ufficio più importante di Palazzo Chigi, poi occupato da Giuseppe Conte. Dopo il nostro colloquio con Carlo Cottarelli, scelto dal Quirinale per la carica di Presidente del Consiglio in un momento drammatico di crisi istituzionale, LabParlamento intervista oggi anche “l’altro candidato”, quello inizialmente individuato dalla Lega e proposto al M5S. Tra spread, ruolo dell’Italia all’interno dell’Unione Europea e quello che sarebbe stato il suo primo provvedimento da Premier ecco il Sapelli-pensiero.
La prossima manovra rappresenterà il banco di prova della maggioranza di governo. Si riuscirà veramente a tradurre in concreto le alte aspettative che hanno generato nell’elettorato proposte come flat tax e reddito di cittadinanza?
Queste proposte devono coniugarsi con la necessità di spalmare in cinque anni tutte le promesse fatte. L’importante è che non ci sia una resa assoluta di fronte ai vincoli e che si negozi la possibilità di parlare di investimenti per la crescita, nel rispetto delle regole. Il mercato finanziario è molto più intelligente dei nostri editorialisti che ogni volta parlano di default. Siamo in attesa delle elezioni europee: bisogna tenere la barra dritta per modificare i vincoli del 3% e soprattutto del fiscal compact che non ha alcuna giustificazione scientifica ed economica. Tra l’altro l’Italia è uno dei pochissimi paesi ad averlo adottato in Costituzione. Tutto ciò va fatto con una concreta azione politica, non con la propaganda.
In un recente editoriale lei ha affermato che l’Italia, in virtù dei cospicui contributi che versa all’Unione Europea, ha tutto il diritto di battere i pugni in Europa, in special modo nei confronti della Germania. Dipendesse da lei da dove e come comincerebbe?
Non farei la voce grossa. Comincerei ad invocare una cosa che la Commissione europea aveva anche sostenuto: scorporare dai vincoli del fiscal compact gli investimenti dedicati alla crescita. Non possiamo continuare a fare manovre che hanno come primo obiettivo il debito piuttosto che la crescita. In nessuna altra parte del mondo si fa quello che che vediamo in Europa. L’obiettivo è quindi la crescita, solo così possiamo ridurre il debito. E visto che il piano Juncker non è mai partito bisogna pur prendere delle decisioni in merito. Queste cose certi giornali non le dicono più mentre su altri, come Il Messaggero, per fortuna, c’è ancora la libertà di poter scriverne. Molti Paesi europei condividono questa impostazione, in primis la Germania…
In questi primi mesi di attività cosa promuove e cosa boccia del nuovo Governo?
Non promuovo né boccio. Si sono fatti passi importanti sulla politica dell’immigrazione, anche se in modo un po’ truce. Salvini avrebbe dovuto recarsi su quella nave (la Diciotti ndr), abbracciare quei ragazzi e quelle donne, parlare con loro e spiegare il perché delle sue decisioni. Per il resto mi pare che si sia fatta solo confusione. Una cosa che mi preoccupa molto è questa incertezza sui vaccini. L’obbligo della vaccinazione è un tema su cui non dobbiamo avere dubbi. Insomma, il governo deve ancora prendere le sue misure, specialmente i cinquestelle: diamogli il tempo di acclimatarsi.
Pochi mesi fa lei è stato vicinissimo a ricoprire l’incarico di Capo del Governo. C’è chi ha parlato di veti europei e chi invece ha raccontato di un ripensamento da parte di M5S e Lega. Ci racconta la “sua” verità?
Ho fatto una scelta. Avrei dovuto star zitto ma si sarebbero scatenate illazioni su “Sapelli manovrato” da chissà chi eccetera. Ho detto subito di cosa si è trattato. Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, che conosco da tanti anni, mi chiesero di confrontarmi con il M5S sulla possibilità che potessi essere io il Capo del Governo.
Rivolgiamo a lei la stessa domanda posta sul nostro giornale ad un altro ex-quasi premier. Fosse diventato Presidente del Consiglio quale sarebbe stato il suo primo provvedimento da Capo del Governo?
Avrei fatto una dichiarazione di assoluta contrarietà all’abolizione dei vitalizi. Bisogna finirla con questa barbarie di offendere la politica. Viceversa, avrei detto che bisognava aumentare lo stipendio a deputati e senatori. Questo modo che ha inaugurato il Corriere della Sera di sputare sulla democrazia e sulla politica deve finire. Bisogna finirla con questa canea contro la casta. Quindi non un provvedimento ma un discorso alla Nazione in cui avrei spiegato esattamente questo. Come vede il mio passaggio a Palazzo Chigi sarebbe stato assai difficile…
Sarebbe caduto il governo…
Non credo. Ma non saremmo arrivati a formare un governo guidato da un vecchio professore che ha questa posizione sulla politica e che ama la Repubblica.