Rubrica a cura del dott. Ciro Amendola, direttore della Gazzetta Ufficiale, meticoloso burocrate uscito dalla penna del costituzionalista-romanziere Alfonso Celotto, che si è divertito a raccogliere e a spiegare le sigle più astruse della Pubblica Amministrazione.
La burocrazia ama le sigle. Le sigle amano la burocrazia.
I Ministeri sono ancora pieni di formule desuete, di antiche abitudini, di regole di etichetta, che discendono dalla notte dei tempi.
Una delle questioni che da settimane animava i corridoi frequentati dal dott. Amendola riguarda la formula con cui accompagnare le lettere a mano, quelle destinate alla persona.
I più usano SPM: si crede che significhi “sue proprie mani”, mentre nasce come “sue preziose mani” ed era riservato agli ecclesiastici.
Altri il (forse) più desueto SGM che vuol dire “sue gentili mani”.
I sostenitori delle due tesi si accapigliavano in sottili distinzioni, cercando di differenziare le formule e dimostrando radici scientifiche alle loro tesi. Alla fine, la singolare contesa era stata conclusa con una transazione, ritenendo SPM adatto agli uomini e SGM alle donne, in quanto più gentile come formula.
Il dott. Amendola era ben consapevole che si trattava di questione di nessuna rilevanza. Cioè di quelle che appassionano soltanto i corridoi ministeriali, piene di impiegati a cui diverte discorrere di argomenti futili, amando complicarne ogni aspetto, con approccio pseudo-dogmatico.
Il Direttore aveva bene imparato che l’indicazione SPM o SGM, di solito, viene ignorata dalle segreterie che le buste – pur con queste scritte – le aprono lo stesso. Se lo scopo è quello di non far aprire la busta ad altri che al destinatario, meglio scriverci sopra RISERVATA PERSONALE. E’ meno poetico ma funziona (un po’) di più.
Le volte che proprio doveva dare un tocco di maggiore raffinatezza alla busta…
optava per un pomposo SPGM “Sue Proprie Gentili Mani”
O addirittura per il molto desueto LPM, cioè “loro proprie mani”, che davvero non lo usa più nessuno.