Tra lo scorso e il corrente anno il delivery food ha raggiunto velocemente la vetta dei servizi più utilizzati dagli italiani, tanto è vero che, 4 su 10 dei nostri conterranei dichiarano di usufruirne a cadenze regolari. Il boom dirompente delle consegne a domicilio in campo enogastronomico rappresenta un dato certo, ma non mancano, però, le voci fuori dal coro che si schierano contro questa tendenza. Quando si parla di nuove aperture di ristoranti, oppure, semplicemente, di un locale che si è guadagnato nel tempo una nomea cattivante, capita non di rado di sentire qualcuno che, con tono entusiasta, sarebbe curioso di provare l’offerta delivery e, dall’altro lato, chi, invece, risponde che l’asporto rovina l’esperienza complessiva.
Ma quale esperienza? Quella che ti lascia un segno, una traccia, in un senso che può acquisire una valenza positiva o meno, ma che, comunque, ti insegna o ti lascia qualcosa dopo che l’hai vissuta. Questo è ciò che intende chi si scaglia contro l’idea di ordinare un piatto o un menu a domicilio: si perde il “viaggio”che ha inizio da quando si entra in un locale.
Soprattutto per un ristorante in cui non si è mai stati a mangiare, c’è la curiosità di sperimentare a 360 gradi. C’è il desiderio di essere coccolati da un servizio attento alle esigenze, che non tarda a versare il vino in un bicchiere che ne risulta momentaneamente privo. Parliamo, poi, in concreto del pasto. Dal punto di vista visivo e gustativo esiste una netta differenza tra la pietanza consegnata a casa in una scatola di cartone rispetto alle portate servite a tavola con cura e impiattate in modo da deliziare prima gli occhi e poi il palato. Ecco cosa intende chi dice che l’asporto food delude per ciò che concerne l’aspettativa esperienziale; ma, in un periodo storico in cui l’emergenza pandemica ha costretto ristoratori e imprenditori enogastronomici a chiusure prolungate e limitazioni dell’orario di apertura, l’esigenza di reinventarsi con un servizio di consegna a domicilio è forte.Consente, infatti, di tamponare gli ingenti danni al fatturato del settore, ma permette anchea chi ne ha voglia di uscire dalla routine del pasto fatto in casa, assaggiando qualcosa di diverso e più sfizioso. I “negazionisti” del cibo a domicilio potrebbero, tuttavia, cambiare idea se provassero l’“Experience Delivery”.
Di cosa si tratta?
È un nuovo concept di asporto enogastronomico che, appunto, lascia intatta l’esperienza. L’idea è di Edoardo Rossi e Mark Curcuruto, due menti giovani, partner sul lavoro e amici nella vita, che quattro anni fa hanno dato vita, nel cuore del quartiere africano di Roma, ad un cocktail bar con laboratorio enogastronomico.
Il locale si chiama Misto-Mixology e Cibarie e da punto di riferimento per l’aperitivo moderno e fuori dagli schemi, ha deciso di “rimescolare le carte”: da una “mano vincente” è nato l’Experience delivery.
“Il nostro delivery nasce dall’esigenza di non fare un delivery;La cosa più difficile, costretti dalla chiusura dovuta al lockdown, era proprio quella di convertire l’intera esperienza del nostro laboratorio gastronomico in un servizio a domicilio che fosse al tempo stesso comodo, pratico, gratificante e che rispettasse la nostra continua ricerca della qualità dalle materie prime alle preparazioni”, SpieganoQuesta, la spiegazione di Edoardo e Mark.
Ma in cosa consiste questa Experience?
Per le proposte Food la parola d’ordine è stagionalità con un menu che offre una scelta varia e variegata. Si può spaziare dalle pietanze esotiche, come l’involtino thay (foglia di riso ripiena di verdure e hummus viola su crema di formaggio) fino ai grandi classici lievemente revisionati, tra cui le polpette di Melanzane alla Parmigiana. Fiore all’occhiello sono le “misticanze” e l’attenzione per tutti i gusti e le esigenze con un’ampia offerta di pietanze veggie, light e special. Va bene, ma cosa c’è di nuovo rispetto ad un altro qualsiasi delivery? Quello di Misto è anche mixology, perché, non dimentichiamo che il locale nasce come cocktail bar!
I drink arrivano a casa già pronti da bere, con ghiaccio secco e all’interno di un mini shakerda cui si possono gustare direttamente le creazioni liquide di barman d’eccellenza. Chi non vorrebbe dissetarsi con un drink preparato da un professionista senza doversi alzare dal comodo divano di casa?Non resta che decidere cosa bere!Milano Torino, Negronio Manhattan, per gli amanti della tradizione, mentre, i più estrosi potranno provare un “a mi me gusta” o lanciarsi in fiumi di mezcalal caffè con “un amor a la mexicana”.
I box Misto, però, non contengono solo cibo e drink di qualità, ma racchiudono anche un messaggio green ed ecosostenibile. Il packaging è di plastica riciclabile: Misto ne incentiva anche il reso con l’iniziativa “vuoto a rendere”, attraverso cui sconti e benefit sono assicurati ai clienti attenti all’ambiente. E, adesso, musica, dato che, ogni box è corredato da un QR Code che si sintonizza direttamente sulla playlist musicale selezionata scelta da Misto per un’esperienza davvero completa e soddisfacente.
“Abbiamo preferito non buttarci nella mischia, ma studiare la versione migliore dei nostri piatti più gustosi per poi partire solo quando fossimo stati davvero pronti a portare a casa dei nostri clienti la vera esperienza di Misto”
L’idea è originale, sostenibile e completa. Saranno riusciti a realizzare la famosa esperienza? Provare per scoprirlo.