Prime crepe all’impianto del Green pass. Una breccia è stata aperta, appena qualche giorno fa, non da manifestanti e riottosi ai vaccini, bensì dal Tribunale dell’Unione Europea, chiamato a decidere su un ricorso presentato da alcuni eurodeputati, tra i quali l’italiana Francesca Donato.
Stando a quanto si apprende da quanto scritto dalla stessa parlamentare europea, la Corte ha sospeso l’obbligo di Green pass per accedere ai locali dell’europarlamento: “Grazie ad una sospensiva decisa dal Tribunale dell’Ue, da lunedì 5 novembre per me e altri quattro colleghi deputati e per i lavoratori del Parlamento Europeo che hanno fatto ricorso, non sarà necessario esibire il green pass per accedere al Parlamento europeo fino alla decisione della Corte nel merito” ha espresso, soddisfatta, la Donato sulla sua pagina web.
La pronuncia, giova sottolinearlo, è solo un provvedimento provvisorio, in attesa della decisione definitiva del tribunale che avverrà nelle prossime settimane. Ma, sicuramente, una voce – autorevole e secondo i principi della giurisprudenza – a favore della limitazione del Green pass inizia a prendere forma.
L’obbligo di Green pass per accedere alle sedi del Parlamento europeo di Bruxelles e Strasburgo era stato deciso lo scorso mese dal Presidente del Parlamento David Sassoli e dall’ufficio di presidenza.
Il portavoce del Parlamento Ue, Jaume Duch, ha sottolineato, però, che “la decisione di presentare il certificato resta in vigore per tutti, con eccezione delle persone che hanno presentato ricorso“, che comunque sono obbligate a presentare un tampone negativo (somministrato in presenza) o un test Pcr e – comunque – “fino a ulteriore decisione del Tribunale“.
A questo punto tutto si rimette in discussione. In attesa della decisione finale che, a questo punto, potrà rivoluzionare anche la politica dei singoli stati.