Cresce la povertà assoluta in Italia, soprattutto nel meridione. Cresce anche la povertà relativa. Preoccupazioni per lo sviluppo del fenomeno dei working poors e per 145 mila nuove famiglie povere nel Sud. Metà delle famiglie del Sud con figli minori nella fascia più bassa di reddito
di Stefano Bruni
La povertà assoluta cresce nel Mezzogiorno d’Italia. Ad affermarlo è la Svimez che, intervenendo ad un incontro con la stampa estera, ha snocciolato una serie di dati preoccupanti.
La povertà assoluta nel Meridione d’Italia è oggi infatti agli stessi livelli di quella della Romania (12%) e già questo dato è degno di attenzione, ma a far suonare il campanello di allarme è soprattutto l’andamento di questo indicatore negli ultimi anni.
In Romania, infatti, nel 2008, la povertà assoluta era attorno all’11%, nel Sud della penisola italiana, invece, dieci anni fa era al 10%. Insomma, in dieci anni il tasso di povertà assoluta è cresciuto ad un ritmo più veloce nel sud Italia rispetto alla Romania.
“Nel Mezzogiorno – ha spiegato il direttore della Svimez Luca Bianchi – si delinea una netta cesura tra dinamica economica che, seppur in rallentamento, ha ripreso a muoversi dopo la crisi, e dinamica sociale che tende ad escludere una quota crescente di cittadini dal mercato del lavoro, ampliando le sacche di povertà e di disagio a nuove fasce della popolazione”.
A destare maggiore preoccupazione in questa direzione è, secondo la Svimez, la crescita del fenomeno dei working poors derivante sia dell’aumento dei lavori a bassa retribuzione che dalla complessiva dequalificazione delle occupazioni e dall’esplosione del part time involontario.
Andando poi a leggere i dati su base nazionale relativi all’anno 2017, si registra una crescita dei poveri assoluti che porta l’asticella sino a toccare quasi quota 5 milioni. La metà di questi poveri assoluti (quasi 2,4 milioni) si trovano nel Mezzogiorno dove le famiglie in questa condizione di disagio economico (e non solo) sono aumentate di 145 mila unità tra il 2016 e il 2017 (da 700 mila a 845 mila).
Nell’area meridionale, inoltre, più di un quarto delle famiglie, coppie e mono-genitori, con figli adulti, si collocano nella più bassa fascia di reddito. E il dato peggiora se si considerano le famiglie con figli minori: in questo caso sono la metà a collocarsi nella più bassa fascia di reddito.
L’incidenza della povertà assoluta aumenta nel Mezzogiorno soprattutto per il peggioramento delle condizioni nelle grandi aree metropolitane (da 5,8% a 10,1% nel 2017), nelle quali incidono massicciamente le spese abitative, che rappresentano la voce di uscita più consistente nei bilanci familiari. A far le spese di questa situazione sono soprattutto i soggetti più vulnerabili come i giovani, i disoccupati, i lavoratori con bassi salari, gli immigrati, i genitori single, le persone con disabilità fisica e intellettiva e gli anziani.
Per di più – ha sottolineato la Svimez – nelle regioni meridionali, l’incidenza della povertà relativa risulta più che tripla rispetto al resto del Paese (28,2% a fronte dell’8,9% del Centro-Nord), a seguito del basso tasso di occupazione e di un reddito pro capite pari a circa il 56% di quello del Centro-Nord.