Contributo dell’Avv. Michele Femminella*
La Banca d’Italia a mezzo di un comunicato stampa di alcuni giorni fa ha scattato l’ennesima fotografia dello stato dell’economia reale italiana in tempo di pandemia e quanto emerso pone in evidenza alcune flebili luci ma anche tante ombre che rischiano di infittirsi sempre di più.
Nel caso di specie, l’ente di vigilanza bancaria e finanziaria ha tracciato innanzitutto un preoccupante quadro basato sulle richieste di moratoria di mutui e finanziamenti fatti pervenire agli istituti creditizi italiani da parte di imprese e famigliedall’inizio della crisi pandemica ad oggi.
I dati sono quantomeno allarmanti: le domande di sospensione sono state circa 2,7 milioni ed hanno raggiunto un valore complessivo di oltre 294 miliardi di euro. Insomma, un elevatissimo numero di privati e di piccole e medie imprese ha dovuto ricorrere allo strumento della moratoria dei finanziamenti in essere per far fronte e tamponare le gravi conseguenze della crisi in corso.
Il dato così alto di adesioni evidenzia da un canto la lungimiranza delle misure in materia adottate con i decreti “Cura Italia” e “Sostegni”, anche considerando che il 95% circa delle domande presentate sono state accolte da banche e ed altri istituti finanziari; da un altro punto di vista, di contro, l’accesso in massa alle sospensioni dei finanziamenti porta ancora una volta alla luce la fragilità del sistema economico italiano in cui, a più di un anno dall’inizio della pandemia, famiglie e piccoli imprenditori annaspano in una stagnazione ancora lontana dal trovare una vera e fattuale via d’uscita.
Si attende, da questo punto di vista con forse eccessive aspettative, il Recovery Fund che, realisticamente, sortirà i primi effetti benefici per l’economia a distanza di tempo e in maniera graduale, dunque forse troppo tardi per tanti operatori che già ad oggi versano in uno stato di profonda crisi.
La necessaria liquidità di cui soprattutto le piccole e medie imprese avrebbero avuto bisogno è stata solo in parte coperta dalle erogazioni di finanziamenti garantiti dallo stato e originariamente previsti dal Decreto Liquidità. Anche in questo caso i dati della Banca d’Italia parlano di un’adesione abbastanza sostanziosa da parte delle imprese, che complessivamente hanno potuto beneficiare di un valore pari a circa 150 miliardi di euro di finanziamenti concessi dalle banche e garantiti da Fondo di Garanzia del Medio Credito Centrale.
Le misure adottate dall’ex Governo Conte sono pertanto risultate piuttosto utili e la riposta in termini di adesioni è stata sicuramente importante. Il limite maggiore delle moratorie e dei crediti garantiti risiede però nel fatto che si tratta di palliativi utili per l’attuale fase emergenziale. Misure che, se l’economia non dovesse riprendersi in termini accettabili una volta messa definitivamente alle spalle l’emergenza sanitaria, rischierebbero di tramutarsi in veri e propri boomerang per i beneficiari.
Il pagamento delle rate di mutui e finanziamenti, infatti, è per molti già ripartito – essendo decorsi i termini sospensivi – e chi ha beneficiato delle moratorie si trova a dover corrispondere – in aggiunta – gli interessi maturati nel periodo di sospensione, cui banche e finanziarie non hanno rinunciato.
Leggermente migliore è (per ora) la situazione delle imprese che hanno ottenuto le erogazioni dei finanziamenti garantiti dallo stato, che possono contare su un periodo di preammortamento abbastanza lungo – fino a due anni – e che quindi dovranno iniziare a rimborsare gli istituti di credito fra qualche mese, quando dovranno per forza di cose avere a disposizione sufficiente liquidità per poter regolarmente adempiere alle obbligazioni assunte.
Nel frattempo, la speranza è che anche il Governo Draghi intervenga ad aiutare privati e imprese ad oggi ancora – e sempre più – in difficoltà. Se l’attuale Governo non sarà in grado in tempi brevi di intervenire a supporto diretto dei soggetti più colpiti da un anno di chiusure e restrizioni e se, contestualmente, non sarà in grado di far ripartire in maniera strutturale l’economia anche e soprattutto con le risorse in arrivo dall’Europa, è infatti sempre più evidente che ogni sforzo fatto fin qui risulterà esser stato vano se non addirittura nocivo. Con buona pace anche delle centinaia di miliardi di euro mobilitati nell’ultimo provvedimento e puntualmente conteggiati dalla Banca d’Italia.
* Studio Viglione-Libretti & Partners