A cura di Francesco De Palo
Semplificare per vivere (e produrre) meglio. E’ la ricetta di Giovanni Antonio Cocco, candidato alle suppletive nel collegio di Primavalle a Roma per il Partito liberale europeo (Ple) e Rinascimento Sgarbi Italia. Il tesoriere nazionale del Ple, 61enne commercialista, ha un chiodo fisso: “Liberare la creatività degli italiani, oberata da lacci e lacciuoli”.
Perché ha scelto la semplificazione come primo punto del suo impegno?
Perché ritengo la semplificazione un imprescindibile punto di partenza per comunità e tessuto industriale: è lo sforzo che dovremmo fare per vivere meglio. Spesso dimentichiamo che una nazione semplice porta più possibilità di fare impresa e, quindi, di crescere. Penso che la semplificazione sia un concetto da applicare a tutti gli ambiti: alla burocrazia, alla pubblica amministrazione, all’accesso al lavoro e al credito, al rapporto con l’Europa. Per questo mi batterò.
Oggi gli italiani non sono liberi di creare?
No, perché ogni idea deve purtroppo sottostare ad un’infinità di passaggi burocratici che producono un doppio effetto negativo: tolgono tempo alla relativa realizzazione concreta e contribuiscono a che quell’idea diventi, nel frattempo, anacronistica. La soluzione ad un bisogno va trovata nell’immediato, in quanto dopo non serve più a condizioni modificate. Negli altri paesi per aprire un’impresa bastano pochi clic, in Italia i tempi sono esageratemente dilatati. E’come se lo Stato lavorasse per impedire ai privati di lavorare.
La politica non ha fatto abbastanza per questa problematica?
Distinguo gli individui tra chi dice di saper fare e chi fa. Non è stato questo, d’altronde, il tema maggiormente significativo dall’avvento dell’antipolitica ad oggi? Un’intera classe dirigente ha annunciato di essere in grado di gestire un Paese, le sue Regioni ed i suoi Comuni. Ma i risultati, sotto gli occhi di tutti, ci dicono il contrario. Per cui basta poco per cambiare, partendo dalle competenze vere. Da qui parte il mio impegno per le suppletive.
Come nasce la sfida del Ple?
E’proprio una sfida, perché si pone degli obiettivi ambiziosi in un momento caratterizzato dall’esigenza di correre per non perdere il treno della ripresa. E’ giunta l’ora di una rivoluzione copernicana per lo Stato e le sue infrastrutture: la pressione fiscale deve sostenere il sistema, non azzoppare chi produce; la digitalizzazione deve incunearsi nella pubblica amministrazione, visto che nelle imprese è già ben presente; l’istruzione e la formazione non possono non essere tarate sulle esigenze del Paese; la lotta alla contraffazione non può restare uno slogan, ma va condotta con tutti i mezzi e senza sosta; il welfare-assistenziale va trasformato in interventi che spingano chi si trova in difficoltà a recuperare la retta via e farlo in chiave organica.