Nella riunione del 27 ottobre 2022 il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare i tre tassi di interesse di riferimento della BCE di 75 punti base (0,75%). E’ quanto si apprende dal Bollettino Economico pubblicato dalla BCE il 10 novembre 2022, anche sul sito internet di Bankitalia. Di conseguenza, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 2,00, al 2,25 e all’1,50 per cento, con effetto dal 2 novembre 2022.
Il Consiglio Direttivo ha inoltre comunicato che sono previsti ulteriori aumenti dei tassi di interesse per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo della BCE del 2% a medio termine. Ciò dipenderà dall’evoluzione delle prospettive per l’inflazione e l’economia, riflettendo un approccio secondo il quale le decisioni sui tassi vengono definite di volta in volta a ogni riunione.
Secondo la BCE l’inflazione continua a essere di gran lunga troppo elevata rispetto al target del 2% e si manterrà su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo. A settembre l’inflazione dell’area dell’euro ha raggiunto il 9,9%. Negli ultimi mesi l’impennata delle quotazioni dei beni energetici e alimentari, le strozzature dell’offerta e la ripresa della domanda dopo la pandemia hanno determinato una generalizzazione delle pressioni sui prezzi e un rialzo dell’inflazione. La politica monetaria del Consiglio direttivo della BCE mira a ridurre il sostegno alla domanda e a mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione attesa.
Nel secondo trimestre del 2022 l’attività economica mondiale ha subito una contrazione e i dati ricavati dalle indagini indicano che la dinamica moderata della crescita si protrarrà nel breve periodo. Sebbene si riscontrino alcune circostanze positive per l’economia mondiale, legate all’ulteriore allentamento delle pressioni sulle catene di approvvigionamento derivante dai miglioramenti osservati nell’offerta e dalla flessione della domanda, persistono i rischi al ribasso. Essi sono associati al contesto di perdurante incertezza geopolitica, in particolare alle potenziali turbative connesse all’ingiustificata guerra mossa dalla Russia all’Ucraina e a un possibile peggioramento degli andamenti del coronavirus (COVID-19) nel corso dell’autunno e dell’inverno.
Nonostante l’attenuazione delle pressioni sulla filiera produttiva, la dinamica dell’interscambio mondiale resta moderata in un contesto caratterizzato da un peggioramento delle prospettive economiche internazionali. L’attività economica dell’area dell’euro è probabilmente rallentata in misura significativa nel terzo trimestre del 2022 e il Consiglio direttivo si attende un ulteriore indebolimento per la parte restante dell’anno e l’inizio del 2023. Riducendo i redditi reali delle famiglie e spingendo al rialzo i costi per le imprese, l’inflazione elevata continua a frenare la spesa e la produzione. Le gravi interruzioni delle forniture di gas hanno peggiorato ulteriormente la situazione, e sia la fiducia dei consumatori sia quella delle imprese hanno subito un rapido calo, pesando anche sull’economia.
Per limitare il rischio di alimentare l’inflazione, le misure di bilancio volte a proteggere l’economia dall’impatto degli elevati prezzi energetici dovrebbero essere temporanee e indirizzate alle categorie più vulnerabili. Secondo la BCE I responsabili delle politiche economiche dovrebbero incentivare la riduzione dei consumi energetici e rafforzare l’offerta di energia. Allo stesso tempo, i governi dovrebbero perseguire politiche di bilancio che riflettono il loro impegno ad abbassare gradualmente gli elevati rapporti fra debito pubblico e PIL. La tempestiva attuazione dei piani di investimento e di riforma strutturale nell’ambito del programma Next Generation EU fornirà un contributo importante al conseguimento di questi obiettivi.
Infine, il Consiglio direttivo ha deciso di fissare la remunerazione delle riserve obbligatorie detenute dagli enti creditizi presso l’Eurosistema al tasso della BCE sui depositi presso la banca centrale, allo scopo di allineare maggiormente tale remunerazione alle condizioni del mercato monetario.