Positivo il rendiconto del 2017 del Piano varato dal MISE. Anche se qualche ombra resta, come il mancato sprint del venture capital
È tempo di bilanci al Ministero dello Sviluppo Economico guidato da Carlo Calenda che, nei mesi scorsi, ha fotografato l’andamento del Piano nazionale «Impresa 4.0», l’insieme delle strategie messe a punto dal dicastero di via Molise e finalizzate ad affrontare con efficacia le nuove realtà produttive legate alla «quarta rivoluzione industriale».
A fare da spalla alle analisi del governo in quest’ambito, anche le ricerche curate dal Politecnico di Milano, Kpmg Advisory e dal Comitato Leonardo, realtà che hanno approfondito l’impatto delle politiche pubbliche a sostegno dell’imprenditorialità italiana.
Redde rationem, insomma, per tutte le misure disposte in questi ultimi anni a supporto degli investimenti e all’ammodernamento di impianti e macchinari dedicati alla produzione. Sotto la lente di ingrandimento l’efficacia del super e dell’iper ammortamento (agevolazioni fiscali legate all’acquisto dei beni funzionali alla trasformazione tecnologica), «Nuova Sabatini» (facilitazione che mira a semplificare l’accesso al finanziamento delle imprese), credito d’imposta del 50% sulle spese in ricerca e sviluppo, insieme agli sgravi sugli interventi formativi del personale nell’ambito delle nuove tecnologie.
E i risultati sperati non si sono fatti attendere: 1 impresa su 3 ha sfruttato le agevolazioni fiscali dedicate alla ricerca e allo sviluppo, creando così le basi per innovare processi e prodotti. Più della metà del campione indagato ha utilizzato gli incentivi a disposizione per il super ammortamento dei macchinari. È stato grazie al massivo utilizzo di tali incentivi che, nel primo semestre dello scorso anno, gli ordinativi dei beni strumentali hanno registrato un balzo del +11,6%, con aspettative sugli ordinativi dell’intero anno ai massimi livelli dal 2010.
Elevato, ancora, il grado di consapevolezza del Piano governativo: tre imprenditori su quattro dichiarano di conoscere le misure varate dal governo, a dimostrazione della grande attività di sensibilizzazione dei diversi attori coinvolti nella diffusione degli interventi.
Fiorente il bilancio anche per i Contratti di sviluppo, principali strumenti agevolativi dedicati al sostegno degli investimenti di grandi dimensioni. A settembre 2017 i contratti finanziati ammontavano a 102, di cui 88 al Sud e 14 al Centro-Nord. Gli investimenti previsti in tale ambito ammontano a 3,6 Miliardi di euro, con un netta prevalenza del settore alimentare (21%), dell’automotive (17%) e della meccanica (15%). Nel complesso, le agevolazioni concesse sono state pari a 1,9 miliardi di euro, con un’occupazione creata (o salvaguardata) pari a 53mila addetti.
Dai dati emerge l’attenzione delle aziende per il c.d. «advanced manufacturing», ovvero il settore dedicato alla progettazione e produzione di prodotti altamente differenziati, economici e competitivi. In questo ambito, un’impresa su due ha concentrato i propri sforzi innovativi, accedendo ai benefici legislativi.
Ma molto c’è ancora da fare, soprattutto in riferimento alle piccole e medie imprese, dove il processo di digitalizzazione interessa soltanto 1 realtà su 10: su 4 milioni di PMI, soltanto 880mila sono coinvolte nel Piano 4.0. È forse per questo che l’obiettivo ministeriale per il 2018 sarà quello di incoraggiare 10 miliardi di investimenti privati,traguardo da raggiungere attraverso nuovi incentivi e specifici percorsi di formazione del personale.
Altra nota dolente il mancato sprint del venture capital che, per stessa ammissione del Ministro, non ha funzionato come avrebbe dovuto, insieme al fallito decollo dei competence center, ovvero quei poli di eccellenza pensati per promuovere e sostenere la ricerca e i cui principali protagonisti, industria e università, ancora non dialogano.
Ancora lungo, dunque, il cammino delle imprese italiane che dovranno essere capaci di coniugare efficacemente innovazione, competenze e lavoro, alchimia di elementi in cui il supporto pubblico appare indispensabile. Sarà forse questa la prima, vera sfida, che l’erede di Calenda dovrà affrontare.