Un dibattito acceso da recenti fatti di cronaca. Ed è stato subito scontro alla Camera
di Omar Ariu
Da qualche giorno, come sempre accade quando il dibattito politico si concentra su questo tema, si è riacceso lo scontro sulla questione del fascismo, dopo il caso delle scritte e dei manifesti inneggianti al Duce presenti nello stabilimento balneare di Chioggia (provincia di Venezia).
Il Partito Democratico, su proposta del deputato Emanuele Fiano, ha avanzato un Disegno di legge che mira a introdurre nel Codice penale l’articolo 293 bis, volto a inasprire il reato di propaganda del fascismo e del nazismo.
D’altro canto in Italia sono già previste due norme al riguardo, ovvero le Leggi Scelba e Mancino, che sono state legiferate con l’obbiettivo di limitare o meglio di eliminare del tutto i riferimenti all’esaltazione del Ventennio. Dunque, una nuova legge è necessaria? Andiamo con ordine.
La Legge 645 del 20 giugno 1952, meglio conosciuta come “Legge Scelba”, risale a un periodo storico molto delicato. Erano gli anni della ricostruzione democratica e repubblicana dello Stato Italiano e il timore di una rinascita del sentimento fascista era ancora molto acuto. Con quella legge si manifestava la volontà di attuare la XII disposizione finale presente nella Costituzione e di introdurre il reato di apologia del fascismo, contrastando una ipotetica rinascita del disciolto Partito Nazionale Fascista o di altri gruppi simili che esaltassero principi e metodi del regime.
Nel 1993 è stata invece promulgata la Legge Mancino, dal nome dell’allora Ministro dell’Interno del Governo Ciampi, con la volontà da parte del legislatore di creare una nuova fattispecie relativa alla condanna di gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Di fatto questa norma fu un completamento della Legge Scelba con un’ estensione all’odio e alla discriminazione razziale in generale.
Tornando al presente, il 10 luglio è iniziata alla Camera la discussione relativa alla proposta Fiano. Come dichiarato dal deputato dem, la nuova legge andrebbe a colmare ulteriormente quegli aspetti legati alla propaganda fascista che si ricollegano alla divulgazione di immagini e contenuti in cui sia presente l’esaltazione e la celebrazione del Duce e del regime mussoliniano, impedendo inoltre la produzione e la vendita di ogni tipo di materiale. Sarebbe inoltre vietato il saluto romano e la pubblicizzazione di ogni simbolo fascista. Ulteriore aggravante risulterebbe la propaganda nazifascista via Web che, ad oggi, non è condannata dalla policy internazionale dei social network e dunque non è penalmente perseguibile, a differenza dell’ordinamento italiano. La nuove disposizioni, quindi, andrebbero a collegare queste due dimensioni.
Alcuni partiti di opposizione, come il M5S, Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia, si sono subito mostrati contrari al provvedimento. Il M5S ad esempio ha manifestato in Commissione Affari Costituzionali la propria avversione, definendo il Ddl sostanzialmente non necessario viste le già presenti Leggi Scelba e Mancino, o comunque additandolo come limitativo della libertà di opinione. Secondo il Movimento, infatti, con la norma in questione verrebbero punite anche condotte meramente elogiative o estemporanee non volte alla riorganizzazione del partito fascista o all’esaltazione del regime. Ancor più critico il centrodestra, dalla Lega Nord a Forza Italia, che intende far leva sulla libertà di idee personali non condannabili o sulla volontà, quantomeno, di introdurre anche il reato di apologia del comunismo come suggerisce Renato Brunetta.
Un dibattito acceso, come anticipato, dal caso di cronaca di qualche giorno fa che ha visto protagonista il titolare di uno stabilimento balneare tappezzato di immagini, simboli e slogan di stampo fascista. Probabilmente con le norme vigenti il titolare non subirebbe alcuna condanna, come abbiamo potuto riscontrare analizzando brevemente i testi esistenti, ma se venisse approvata la legge in discussione rischierebbe dai 6 mesi ai 2 anni di reclusione. Sarà ora da vedere come i lavori parlamentari orienteranno, nei prossimi giorni, il nuovo ritorno del tema.