Il Presidente dell’Emilia-Romagna in audizione. Domani parte la trattativa con il Governo, insieme alla Lombardia
Dopo le audizioni di Roberto Maroni e Luca Zaia della scorsa settimana, stamattina è stato il presidente dell’Emilia-Romagna (nonché della Conferenza delle Regioni) Stefano Bonaccini a essere ascoltato dalla Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale. Anche in questo caso, argomento dell’incontro è stato l’attivazione dell’articolo 116 della Costituzione per il trasferimento di ulteriori competenze dallo Stato alle Regioni.
Il Governatore, nell’arco del suo intervento, ha rivendicato la diversità dell’approccio emiliano all’autonomia rispetto a Lombardia e Veneto, tanto che l’esponente del Pd nel descriverlo ha usato i termini “realista” e “umile”. Sul piano del metodo, infatti, l’Emilia-Romagna non ha scelto la strada del referendum per avviare una trattativa con il Governo, ma ha puntato su un confronto con corpi intermedi ed Enti locali, che ha portato lo scorso 3 ottobre all’approvazione di una risoluzione in Consiglio Regionale e, in seguito, alla firma di una dichiarazione d’intenti con il premier Paolo Gentiloni. Anche dal lato del merito Bologna si differenzia dalle due Regioni del Nord, dal momento che non rivendica per sé tutte le 23 competenze oggetto di possibili intese con Roma, “limitandosi” invece a 12 ambiti riassumibili in 4 macro aree (Tutela e sicurezza del lavoro, Istruzione e formazione professionale, Internazionalizzazione delle imprese e Territorio e rigenerazione urbana), e non pone condizioni in tema di residuo fiscale, puntando piuttosto a trattenere le risorse necessarie per esercitare eventuali nuovi poteri.
Nella visione di Bonaccini, la bontà della strategia dell’Emilia-Romagna è testimoniata dalla partenza imminente del negoziato con l’Esecutivo centrale, che verrà condotto congiuntamente alla Lombardia. Già domani ci sarà una prima riunione a Bologna, mentre agli inizi della prossima settimana dovrebbe svolgersene un’altra a Milano e per il prossimo 30 novembre è previsto un terzo round di trattative a Roma. Il Presidente della Conferenza delle Regioni ha chiarito che la scelta di condividere la trattativa per l’autonomia con Maroni è stata subordinata al rifiuto di ogni conseguenza sulla solidarietà nazionale e alla presa di distanza da ogni ambizione di specialità (diversamente dal Veneto), che richiederebbe il varo di modifiche costituzionali.
Per quanto riguarda le tempistiche, Stefano Bonaccini auspica che l’accordo con il Governo arrivi prima della fine della Legislatura, in modo che il prossimo Parlamento (qualunque sia la sua composizione) non possa non tenerne conto al momento di discutere la Legge che dovrà concedere più autonomia alle Regioni.