Polemiche all’indomani delle dichiarazioni di Marchionne. Con un occhio anche a Renzi
di LabParlamento
Fanno molto discutere le dichiarazioni sui limiti dell’auto elettrica del numero uno di Fiat Chrysler Automobiles, rese ieri a Rovereto in occasione della laurea honoris causa in ingegneria meccatronica. E non sfugge che la polemica più dura è quella da parte del M5S, da parte del premier in pectore, Luigi Di Maio, in primo luogo e poi di un nutrito gruppo di parlamentari. Evidentemente, si è deciso di cogliere la palla al balzo. Confermarsi ambientalisti, anche sulla base dei recenti programmi messi a punto su questi temi che enfatizzano il ricorso all’auto elettrica, e provare a polemizzare indirettamente anche con Matteo Renzi. Il segretario del Pd infatti, si sa, è un buon amico di Marchionne e in più di una occasione ha fatto mostra di appoggiarlo e supportarlo nelle strategie di settore e in quelle societarie.
Marchionne aveva detto tra l’altro: «Dobbiamo essere realisti. Le auto elettriche possono sembrare una meraviglia tecnologica, soprattutto per abbattere i livelli di emissioni nei centri urbani, ma si tratta di un’arma a doppio taglio». «Stiamo lavorando su tutte le diverse forme di auto elettrica: dagli ibridi leggeri a 48 volt, agli ibridi tradizionali, ai plug in, ai sistemi totalmente elettrici». Ma l’elettrico, fa notare Marchionne ha molti limiti. Economici, legati ai costi, all’autonomia, ai tempi di ricarica e alla rete di rifornimento. Anche per l’impatto ambientale. «Le emissioni di un’auto elettrica, quando l’energia è prodotta da combustibili fossili, nella migliore delle ipotesi sono equivalenti a un’auto a benzina» visto che a livello mondiale «due terzi dell’energia elettrica deriva da fonti fossili». Dove il carbone, il peggiore per le emissioni, pesa per circa il 40%.
“Sergio Marchionne, ha detto che le auto elettriche sono un’arma a doppio taglio? Sconfortante vedere che l’ad di un grande gruppo automobilistico internazionale preferisce rallentare, quando invece è il momento di spingere l’acceleratore e andare incontro al futuro”, è la risposta su Facebbok di Luigi Di Maio. Che aggiunge: “Noi sulla mobilità elettrica ci crediamo eccome, perché significa sostenibilità ambientale e nuovi posti di lavoro nel settore automobilistico e nell’indotto. Da forza che si candida a governare e a cambiare questo Paese ci siamo dati un obiettivo chiaro: un milione di auto elettriche in 5 anni, lo stesso numero a cui punta la Germania entro il 2020″. “Il Movimento 5 Stelle ha già scelto da tempo da che parte stare”, conclude.
Da segnalare comunque altre reazioni “contro”. Anche dal ministero dell’Ambiente. “Dire che l’elettrificazione dell’auto e’ un’arma a doppio taglio e’ una informazione parziale che rischia di essere uno strumento di avallo di politiche che vogliono mantenere lo status quo”, ha detto Raffaele Tiscar, capo di Gabinetto del ministero, intervenendo ad un convegno. “Non si puo’ dire che l’elettrificazione della mobilita’ sia un’arma a doppio taglio, addirittura anche peggio dell’utilizzo dei combustibili fossili”, ha concluso. Mentre il leader dei Verdi, Carlo Bonelli, sostiene che “rispetto alla realtà che entro tre anni la Cina sarà leader nella produzione mondiale di auto elettriche e che molti paesi in Europa e nel mondo hanno deciso di vietare la circolazione dei motori a benzina e diesel, l’idea di Marchionne che produrre l’energia da fonti pulite sarebbe una minaccia all’esistenza del pianeta è una posizione preistorica”.