L’11 febbraio scade il Collegio e la soluzione non c’è ancora. Ma il rischio caos è dietro l’angolo
di S.D.C.
Conto alla rovescia per la scadenza del Collegio della rinnovata Arera (l’Autorità elettricità, gas e acqua con le nuove competenze sui rifiuti), prevista per l’11 febbraio, e la soluzione concreta per il “dopo” non c’è ancora. Con grossi rischi di tensione, in assenza di decisioni tempestive, su alcuni titoli energetici e non solo a fronte di un quadro regolatorio che precipiterebbe nel caos.
La proroga bloccata. Il dettato normativo della Legge di Bilancio (oltre all’aggiunta dei rifiuti, il cambio di denominazione e l’introduzione dell’“intesa” del Minambiente con il Mise), in assenza di un accordo bipartisan sul complesso iter di nomina alla vigilia dello scioglimento delle Camere, poi avvenuto, aveva spianato la strada ad una proroga di almeno sei mesi da introdurre nella stessa Legge oppure in un decreto legge ad hoc. Ma, tra polemiche e indiscrezioni ricorrenti, alla fine non se n’è fatto nulla. Secondo fonti parlamentari perché si è tentato fino all’ultimo, invano, di arrivare ad un accordo sul rinnovo nonostante lo scontro politico in atto lo rendesse pressoché impossibile. Motivo che, come unico risultato, alla fine ha bloccato l’emendamento sulla proroga, pronto da tempo.
Ora due strade. Comunque siano andate le cose, le strade ormai sembrano limitate a due: proroga per decreto legge oppure auto-proroga da parte dello stesso Collegio, mutuando la prassi seguita dalla passata Autorità che si trovò, più o meno, in analoga situazione.
Nel primo caso, però, si pone il problema della conversione del provvedimento nei canonici 60 giorni visto che il 4 marzo si vota e le Camere sono riconvocate il 23 del mese ma i tempi per mandarle di nuovo a pieno ritmo non sono brevi e quelli dell’insediamento del nuovo Governo ai fini della scelta dei nomi, ancor meno. Ragion per cui all’attuale esecutivo converrebbe ritardare il più possibile il varo del decreto (fine febbraio?) scavallando però il termine dell’11 con tutti i problemi che si possono immaginare, come accennato, per il transitorio.
Quanto all’auto-proroga per l’ordinaria amministrazione, che sarebbe limitata però ai 30 giorni,in realtà non servirebbe granché in quanto a metà marzo saremmo ancora in mezzo al guado. Peraltro se l’Autorità decidesse di allungare il termine, i ricorsi contro le sue delibere costituirebbero un condizionamento non da poco di cui tener conto.
Un primo effetto. I prossimi giorni ci si augura siano portatori di qualche punto fermo. Di certo c’è già che un primo effetto concreto della situazione è già sul tavolo: i provvedimenti propedeutici alla riforma del mercato elettrico traguardata al luglio 2019 (relazione Autorità e Dpcm Mise) sono in forte dubbio e, d’altra parte, un esecutivo diverso dall’attuale maggioranza assai probabilmente affosserebbe l’intera riforma.
Catricalà ci riprova? La situazione di stallo tuttavia non ferma le “voci” riguardo candidature forti per il dopo voto. Il centrodestra, in testa nei sondaggi e al momento prossimo al raggiungimento di una maggioranza parlamentare, guarda già avanti ed avrebbe già pronto il nome del nuovo presidente al posto di Guido Bortoni, destinato ad incarichi in sede Ue onde risolvere la delicata gestione di un suo rientro nei ranghi del regolatore (questione che si pone per la prima volta). Si tratta di Antonio Catricalà, che tentò già nel 2010 di divenire presidente dell’Autorità Energia rinunciando pochi giorni dopo la designazione a causa di veti incrociati nei diversi schieramenti politici e di ragioni di opportunità dettate dal precedente incarico alla guida all’Agcom.