In vista del G7 Trasporti del 21 giugno, si è discusso, nel corso di un convegno, di infrastrutture e mobilità sostenibile. La politica delle tre “P”
Prende forma e si rafforza una rinnovata strategia della politica infrastrutturale, inaugurata con l’approvazione, lo scorso aprile, dell’Allegato infrastrutture al Def 2016. Lo ha detto il ministro, Graziano Delrio, intervenuto ieri presso l’Aula Magna dell’Università “Sapienza” di Roma, dove si è svolto il convegno dal titolo “Connettere l’Italia. Strategie e risultati di una nuova stagione della mobilità”, organizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Rimarcando la presa di distanza dalla stagione delle “grandi opere”, sostituita con quella delle “opere utili” – grandi o piccole che siano – il ministro ha descritto un approccio programmatico nuovo da parte del Governo, che concepisce le infrastrutture non più come strutture meramente fisiche ma anche digitali, non più fini a se stesse ma capaci di creare nuove opportunità di sviluppo per il Paese.
Lo slogan “Connettere l’Italia” rimanda d’altra parte proprio a questa visione di più ampio respiro – e di lungo termine, come auspicato da Delrio – e significa più in particolare, nelle parole del ministro, dotare l’Italia di un sistema infrastrutturale efficiente, attraverso un nuovo corso che passi per l’integrazione modale, la valorizzazione del patrimonio esistente e uno sviluppo urbano sostenibile. Il tutto accompagnato dall’innovazione tecnologica, senza la quale non si può parlare di interconnessioni e competitività.
Una politica delle tre “P” quella descritta ieri durante il convegno, caratterizzata dalla pianificazione, programmazione e progettazione strategica delle opere pubbliche, che devono essere messe a servizio del Paese. Stando ai dati riportati da Delrio, oltre 110 miliardi di euro sono stati stanziati nel corso di questa legislatura per infrastrutture considerate prioritarie e definite a più riprese nel corso del dibattito “utili, snelle e condivise”.
Per realizzare questa nuova visione, abbandonata la vecchia logica della “legge Obiettivo”, sono quindi necessari, oltre ad una pianificazione nazionale unitaria, il miglioramento complessivo della progettazione e un monitoraggio attento degli investimenti, per evitare inefficienze logistiche (che costano al Paese quasi 34 miliardi di euro) e grandi opere incompiute.
Tra i temi trattati anche quello del dibattito pubblico (previsto nel nuovo Codice degli Appalti) come strumento fondamentale di partecipazione e trasparenza nella valutazione degli investimenti per le nuove opere infrastrutturali, e il cui schema di decreto – secondo l’anticipazione data da Delrio – è stato licenziato proprio ieri dal MIT.
Sarebbe inoltre in via di preparazione il piano nazionale strategico della mobilità sostenibile, comprensivo di diversi interventi a favore della green mobility tra cui incentivi fiscali per chi utilizza mezzi di trasporto condiviso.
Il ministro ha infine concluso ribadendo come la mobilità vada considerata a tutti gli effetti un diritto, costituzionalmente garantito. Ma a chi, tra i grandi portatori di interessi industriali, sollevava ieri dubbi e preoccupazioni sull’effettivo prosieguo del percorso di riforma intrapreso, stante l’imminente conclusione di questa legislatura, Delrio ha risposto sostenendo che è la società civile il migliore garante della continuità. Una sfida per il nuovo Governo e che si giocherà alle prossime elezioni.