L’accordo tra governo e maggioranza guarda già al nuovo veicolo “concorrenza”
di LabParlamento
La ripresa al Senato dell’esame del Ddl concorrenza, a meno di sorprese che nel caso in esame finora non sono davvero mancate, slitta a dopo la pausa pasquale.
Assieme al rinvio, frutto dell’accordo sancito nelle ultime ore tra Governo e maggioranza (con la partecipazione del Mdp che al momento non è proprio chiaro dove si collochi ndr), sembra ormai assodato che ci sia anche la conferma dell’intenzione di ricorrere al voto di fiducia su un maxi-emendamento che comprenda una al massimo due modifiche significative (non è ancora stabilito se attraverso un ritorno in commissione Industria).
La prima è quella che sposterà di un anno, dal giugno 2018 al giugno 2019, il superamento della maggior tutela del mercato elettrico con l’approdo al campo aperto della competizione. La seconda consiste nell’inserimento nel testo di una clausola anti-scorrerie con la soglia che fa scattare l’obbligo di informativa al 10% delle quote societarie e valido per tutte le società quotate. Questa seconda norma però potrebbe avvalersi di un altro contenitore legislativo, perfino l’emanando DL per la manovrina di aggiustamento contabile.
Tornando al rinvio dell’apertura del mercato elettrico – confermato in particolare dai due relatori Salvatore Tomaselli (Pd) e Luigi Marino (Ap) oltre che dal ministro del Mise, Carlo Calenda, in occasione del question time sempre di ieri – c’è da aggiungere che la data del 2019 potrebbe perfino saltare e con questa il resto portante della norma.
“Ci sarà un aggiornamento dei termini derivante dal fatto che il ddl Concorrenza è slittato in avanti”, ha dichiarato infatti Calenda, aggiungendo che “ci dobbiamo muovere con grandissima cautela ed essere sicuri che ci siano tutte le garanzie, che non ci siano aumenti di prezzi per i consumatori“. Stiamo parlando – ha sottolineato – di una liberalizzazione che impatta su tantissime famiglie, non ci può essere alcun rischio”. Mentre la capogruppo di Mdp, Cecilia Guerra, che ha partecipato al vertice, ha anticipato che il Mise dovrebbe varare un’ulteriore norma su un monitoraggio in corso d’opera degli esiti dell’apertura del mercato per garantire che l’abolizione delle tutele di prezzo non si traduca in aggravi per i consumatori. L’abolizione potrà essere “sospesa” se il monitoraggio non darà esiti positivi.
Dal che si deduce che, molto facilmente e anche perché con il prossimo autunno saremo già in piena campagna elettorale, del post-tutela elettrica (e gas) non sentiremo più parlare per un bel po’ di tempo. Con tutti gli effetti del caso.
A quanto è dato capire, il ministro Calenda del resto sta già pensando al nuovo provvedimento sulla concorrenza un cui richiamo potrebbe essere anche contenuto nel Def in fase di ultimazione. Sarebbe inserita in questo nuovo Ddl la norma che regola il monitoraggio sul mercato in base al quale si deciderà sul prosieguo o meno della liberalizzazione.
Per la cronaca, alla riunione di ieri erano presenti i ministri dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e dei Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonio Gentile (che segue l’iter del provvedimento in Parlamento) e i due relatori, oltre, come detto, la capogruppo di Mdp in Senato, Cecilia Guerra.