Niente fiducia. Il testo verso la quarta lettura e dunque a serio rischio. Con buona pace di Calenda
A meno di colpi di scena nelle prossime ore, il Ddl Concorrenza è destinato a essere modificato dalle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, con conseguente necessità di una quarta lettura del testo in Senato.
Durante la sessione di lavori svoltasi ieri, i relatori Silvia Fregolent e Andrea Martella (entrambi deputati Pd) hanno infatti espresso parere favorevole su 6 tra gli oltre 360 emendamenti presentati al Disegno di legge. Sulle stesse proposte di modifica, il sottosegretario allo Sviluppo economico Antonio Gentile ha espresso parere conforme a quello dei relatori, sancendo così il via libera del Governo alla riapertura del testo e mettendo fine a ogni ipotesi di ricorso alla fiducia sulla versione del provvedimento uscita a inizio maggio da Palazzo Madama.
Nello specifico, gli emendamenti che hanno ottenuto l’ok spaziano dalla modifica al Codice delle assicurazioni private all’allineamento delle coperture dei rischi accessori e principali, dall’obbligo di comunicazione di dati per le società che ricorrono al telemarketing all’esercizio dell’attività odontoiatrica, fino ad arrivare alle proposte avanzate da Davide Crippa (M5S) e dal dem Gianluca Benamati sulle future aste di assegnazione dei consumatori di energia e gas che, una volta terminato il regime di maggior tutela, non abbiano scelto un nuovo fornitore.
La votazione delle modifiche approvate dai relatori e dell’Esecutivo dovrebbe avvenire nella giornata di oggi, dal momento che le Commissioni dovrebbero concludere l’esame del Concorrenza entro la fine della settimana, in modo da permetterne l’arrivo nell’Aula di Montecitorio per lunedì 26 giugno.
Se lo scenario dovesse rimanere quello fin qui descritto, sarà interessante osservare la reazione del ministro Carlo Calenda, che negli ultimi giorni aveva parlato di un provvedimento da licenziare senza cambiamenti “per una questione di serietà”. Senza contare, inoltre, che una quarta lettura a Palazzo Madama aumenterebbe senza dubbio la probabilità che il testo possa essere affossato. Come da noi più volte ricordato, il Ddl Concorrenza vaga da oltre due anni in Parlamento senza che la maggioranza e l’Esecutivo si prendano la responsabilità di sostenerlo convintamente. In una Legislatura fuori controllo come quella che va avanti dal 2013, non avranno alcun valore le eventuali assicurazioni su un “rapido ritorno al Senato”.