Le Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera avviano l’esame del provvedimento. Ma la partenza appare già lenta
Dovrebbe avere inizio nella giornata di domani l’esame in terza lettura del Ddl Concorrenza. Dopo il via libera (con voto di fiducia) del Senato arrivato a inizio maggio, le Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera hanno infatti in calendario l’avvio della discussione sul provvedimento, tornato a Montecitorio a circa due anni di distanza dal suo primo passaggio parlamentare.
Come da prassi, i relatori del Disegno di legge (i deputati Pd Andrea Martella e Silvia Fregolent) illustreranno le modifiche ricevute dal Concorrenza nel corso della sua prolungata permanenza a Palazzo Madama, durata dall’ottobre 2015 al maggio 2017. Una volta incardinato l’iter, sarà da vedere la tempistica con cui le Commissioni decideranno di far procedere l’esame, a partire dall’individuazione della scadenza per la presentazione di emendamenti al testo.
Ciò che si può già sostenere, tuttavia, è che dopo l’intervento con cui il Governo aveva sboccato la situazione di stallo determinatasi in Senato sarebbe stato logico attendersi una partenza in tempi rapidi della nuova discussione del provvedimento, che chiaramente non c’è stata.
Ma al di là degli aspetti procedurali, negli ultimi giorni si è rafforzata l’ipotesi che il Concorrenza possa subire ulteriori cambiamenti, per via dei quali si dovrebbe pertanto rinviare la definitiva approvazione del testo. Nel dettaglio, sarebbero sotto esame le misure relative al consenso per la ricezione di telefonate di marketing e al superamento del regime di maggior tutela elettrica, per la cui revisione risulta alle cronache perfino un attivismo di Matteo Renzi (in tal senso, non manca chi inserisce l’interesse del segretario dem nel contesto delle sue dispute con il ministro Mise Carlo Calenda).
Appare superfluo evidenziare che una “riapertura” del Ddl Concorrenza comporterebbe quasi certamente il suo affossamento. Se nelle scorse settimane avevamo parlato, nell’affrontare il tema, di “storia infinita” o di vicenda surreale, la mancata adozione del provvedimento entro la fine della Legislatura ci autorizzerebbe a ricorrere alla categoria del ridicolo.