Il Ministro spiega come rivoluzionerà la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: referendum propositivo, abolizione del quorum e leggi popolari a data certa in arrivo
Di Alessandro Alongi
«Democrazia diretta. Da chi?». È questa la maliziosa battuta che circolava nei corridoi parlamentari in riferimento alla delega assunta dal neo Ministro Riccardo Fraccaro (M5S) che, accanto alla tradizionale competenza dei Rapporti con il Parlamento ha aggiunto, appunto, anche quella alla democrazia diretta.
Finalmente giovedì scorso, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di alcune deleghe ministeriali, la competenza dell’esponente grillino si è arricchita di contenuto. Accanto ai consueti affari riservati propriamente al dicastero (curare i rapporti con gli organi delle Camere e con i gruppi parlamentari, rappresentare il Governo nelle sedi competenti per la programmazione dei lavori d’aula e provvedere agli adempimenti riguardanti la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa governativa), finalmente il premier Giuseppe Conte ha messo nero su bianco il significato di uno dei cavalli di battaglia pentastellati, quella democrazia diretta già realizzata con la piattaforma Rousseau e utilizzata per le decisioni interne al MoVimento.
In particolare, si legge nel decreto, «il Ministro è delegato a esercitare le funzioni di coordinamento, di indirizzo, di vigilanza, di verifica e di promozione di iniziative, anche normative, nonché ogni altra funzione attribuita al Presidente del Consiglio dei ministri relativamente alle riforme istituzionali, anche costituzionali, e alle riforme elettorali». Spicca, tra le righe del burocratese, il compito demandato al Ministro in relazione «allo sviluppo dell’attività di consultazione pubblica su tematiche di rilevante interesse pubblico e sociale, anche attraverso l’utilizzo di strumenti telematici». Per fare tutto ciò Fraccaro potrà nominare esperti, consulenti e, qualora necessario, costituire organi di studio, commissioni e gruppi di lavoro.
Fin qui le previsioni di legge dunque. Cercando di dare corpo (e sostanza) alla delega, lo stesso Fraccaro ha illustrato, sul Blog delle Stelle, quale sarà il suo impegno in tale ambito.
Tre le direttrici che il neo Ministro pentastellato propone di seguire: referendum propositivo, abolizione del quorum e leggi popolari a data certa.
La bussola ministeriale è favorire la partecipazione attiva dei cittadini ai processi decisionali come mai prima d’ora. Si inizia dalla revisione dal referendum, strumento molto controverso che, specie negli ultimi anni, non ha goduto di molte fortune. Nelle intenzioni del Governo una serie di riforme che permettano ai cittadini di veder rispettata la volontà popolare traducendola direttamente in legge. Maggiore voce in capitolo del popolo, dunque, grazie alla rivitalizzazione dello strumento referendario, non più solo abrogativo ma, in un prossimo futuro, anche propositivo. «Il referendum è uno strumento di partecipazione e di responsabilizzazione, perché restituisce agli italiani le chiavi del loro futuro» ha sottolineato l’esponente di governo, che ha anche assicurato come «l’introduzione del referendum propositivo partirà già da quest’anno».
Il secondo fascicolo sulla scrivania di Fraccaro, invece, riguarda la possibilità di rendere effettivo ed efficace il referendum abrogativo grazie all’abolizione del quorum, fattore che scoraggia la partecipazione. «Non ci sarà più un politico che inviterà gli italiani ad andare al mare, invece di votare, o che tiferà per il mancato raggiungimento del quorum». Di questo è convinto l’esponente grillino che rincara la dose affermando che «decide chi partecipa, non chi sta a casa». Anche le leggi popolari a data certa rappresentano un elemento di rottura rispetto al passato, con l’introduzione dell’obbligo per le Camere di porle in votazione entro una precisa scadenza.
Intanto il Ministro, qualche giorno fa, ha annunciato la propria partecipazione al Global Forum on modern direct Democracy che si terrà a settembre, un evento internazionale con 350 delegati da 6 continenti dedicato allo sviluppo e alla promozione degli strumenti di partecipazione diretta. La città scelta per l’evento è la Roma di Virginia Raggi che, almeno per qualche giorno, metterà da parte le mille polemiche e si trasformerà nella capitale della democrazia diretta.