Ruolo attivo dell’Agenzia delle Entrate. Un Ddl al Senato
Misure antielusive e stretta sulle posizioni ambigue degli operatori esteri che operano in Italia in settori legati al digitale.
Ieri pomeriggio è andata in scena presso le Commissioni Industria e Finanze l’audizione dell’Ufficio parlamentare di bilancio sul Disegno di Legge presentato dal senatore dem Massimo Mucchetti. Un testo, che muove dall’esigenza di regolamentare la posizione fiscale di multinazionali e di operatori non residenti in Italia. La mission di Mucchetti – consapevole che, sul tema, nulla sarebbe più incisivo di un intervento dell’Ocse o della Ue – è quella di rafforzare e indirizzare meglio l’azione dell’Agenzia delle Entrate su profili che possono godere di normative incerte e talvolta assenti.
Realtà straniere che, spesso, riescono a dimostrare di non avere una “stabile organizzazione” sul territorio, eludendo così le imposte locali e mantenendo le aliquote vantaggiose di altri Paesi dell’Unione europea. In primis Irlanda, Olanda, Belgio e Lussemburgo.
In primo luogo (art.1), il Disegno di Legge (“Misure fiscali per la concorrenza nell’economia digitale”) si propone di sospendere i rapporti tra operatore non residente e intermediario finanziario italiano se il primo non ha una partita IVA. Un blocco che si concretizza in presenza di più di duecento pagamenti in suo favore.
Poi è il turno delle “stabili organizzazioni occulte”, ritenute tali se – in un semestre – pongono in essere oltre cinquecento transazioni dal valore superiore al milione di euro.
Gli ultimi quattro articoli – i più tecnici – raccolgono alcune disposizioni che riguardano le ritenute, come quella del 26% (a titolo d’imposta) che si applica alle transazioni con i ‘non residenti’ che entro trenta giorni non abbiano regolarizzato la propria posizione.
Secondo il presidente della Commissione Industria, questo Ddl non risolve la situazione ma offre strumenti per la normalizzazione di un rapporto tuttora asimmetrico. “Non sempre siamo di fronte, quantomeno in prima battuta, a sofisticate tecniche di evasione fiscale – spiega l’esponente del Partito Democratico – siamo di fronte, piuttosto, a una più semplice evoluzione della modalità di realizzazione di redditi in contesti internazionali dove le norme risultano ormai obsolete e dunque consentono, di fatto, quegli arbitraggi fiscali, lesivi dell’interesse nazionale della maggioranza degli Stati nei quali i redditi vanno a formarsi”.