Si vota il 22 aprile. Nuova legge elettorale proporzionale con correttivo maggioritario:“ricognizione” per “testare” un cambiamento a livello nazionale?
Tra una consultazione e un’altra, il prossimo 22 aprile si terranno le elezioni per il rinnovo del Presidente della Giunta e per il Consiglio della regione Molise. L’ultima tornata elettorale regionale si era tenuta il 24 e 25 febbraio 2013, contestualmente alle elezioni di Lazio e Lombardia. Questa volta invece i circa 330.000 elettori molisani andranno alle urne “da soli”, peraltro in un momento molto delicato e particolare per la politica nazionale.
Occhi puntati dunque sulla piccola regione che andrà al voto con una legge elettorale regionale nuova di zecca. Le modalità di svolgimento delle elezioni sono infatti dettate dalla L.R. n.20 del 2017, come modificata, da ultimo, dall’art.17 della L.R. n.1 del 2018, con rinvio alle leggi nazionali per quanto non previsto dalla medesima legge regionale.
La legge prevede un’unica circoscrizione costituita dal territorio regionale, un numero di firme necessarie per la presentazione delle liste secondo la disciplina statale, la necessità di dichiarare il collegamento ad un candidato alla carica di Presidente della regione, impossibilità di esprimere voto disgiunto, 2 voti di preferenza nell’ambito della lista circoscrizionale nel rispetto del principio di alternanza di genere (pena l’annullamento della seconda preferenza) e soglia di sbarramento all’8%.
Il sistema è proporzionale a turno unico con correttivo maggioritario (e garanzia per le minoranze). E su questo aspetto tutti i leader dei grandi partiti concentreranno la loro attenzione.
Tradotto in termini cogenti significa che dei 21 seggi del Consiglio (uno spetta di diritto al Presidente della Giunta) almeno 12, e comunque non più di 14 , sono attribuiti alle liste collegate al candidato eletto Presidente, a prescindere dal numero di voti conseguito. I restanti (in numero compreso tra 6 e 8) sono invece attribuiti in ragione proporzionale sulla base di liste di candidati concorrenti, fermo restando che un seggio è riservato al candidato alla carica di Presidente della Giunta regionale che ha conseguito il maggior numero di voti validi dopo il candidato eletto alla presidenza.
A questo proposito, in un documento del servizio studi del Senato della Repubblica, si dice che “La mancata previsione di una percentuale minima di voti a partire dal raggiungimento della quale far scattare il premio di maggioranza, potrebbe determinare una eccessiva sovrarappresentazione della lista o della coalizione che ottengono la maggioranza assoluta dei seggi nel caso in cui abbiano ottenuto un numero di voti esiguo”.
Tema caldo, osservazione pertinente e in linea con la pronuncia della Corte Costituzionale n. 1 del 2014. Ma allora, viene da chiedersi, quella del Molise è una “ricognizione” per “testare” una ipotetica nuova legge elettorale nazionale per un nuovo voto? Potrebbe essere.
Intanto la battaglia tra i candidati Carlo Veneziale (Centrosinistra), Donato Toma (Centrodestra), Andrea Greco (M5S) e Agostino Di Giacomo (CasaPound) è serrata. I favoriti, secondo gli ultimi sondaggi, sono il candidato di centrodestra (37% circa), e il candidato grillino (35% circa). Segue Carlo Veneziale con il 27%, e Di Giacomo, con l’1%.
Nelle elezioni di cinque anni fa vinse il candidato sostenuto dal centrosinistra, ed il Pd fu il primo partito raccogliendo circa 25.000 voti (il 14,84%), il M5S prese il 12% dei voti (circa 20.000), la Lega non era scesa in campo.
Ma tutto questo accadeva cinque anni fa.