E in molti invocano il ritorno di Renzi. Salvini e Tajani: “Accordo di governo sia espressione della volontà del popolo”
La notizia sulla bocca di tutti è sicuramente quella dell’apertura, non meglio specificata, del Partito Democratico al dialogo con il MoVimento 5 Stelle. Tuttavia c’è da chiedersi se quella espressa dal Segretario Reggente dei dem – Maurizio Martina – non sia, in realtà, una summa delle opinioni delle correnti di minoranza del Pd; a partire dal Ministro ai Beni Culturali, Dario Franceschini. Il numero uno del Mibact è, infatti, quello che tra i vari capi corrente – Andrea Orlando, Michele Emiliano, e lo stesso Maurizio Martina – conta il numero più “consistente”, se così si può definire, di parlamentari nella XVIII Legislatura e che fin dal 5 marzo più si è esposto in merito all’obbligatorietà di un confronto con il MoVimento (un colloquio cui anche l’ex Segretario del Pd e ora esponente di Liberi e Uguali, Pier Luigi Bersani, invita i dem a cogliere).
In ogni caso, la dichiarazione di Martina non ha fatto in tempo ad essere diffusa dalle agenzie che la base militante del Pd era già sul piede di guerra.
Dal rispolvero da parte dei renziani e non dell’hashtag su Twitter #senzadime, che vuole sottolineare la propria assoluta contrarietà ad un’intesa di Governo tra MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico, si deduce che la proposta che Martina avanzerà all’Assemblea nazionale del partito sulla possibilità di dialogare con i 5 Stelle, è destinata a naufragare: troppi i seguaci dell’ex Segretario Matteo Renzi in Parlamento e in direzione.
Tra i più attivi sostenitori del #senzadime, Anna Ascani, Caterina Bini, Ernesto Magorno, Ivan Scalfarotto, Sandro Gozi, Michele Anzaldi, e Salvatore Margiotta. Tra coloro che invece si inseriscono nel dibattito senza aver ancora preso una posizione vi è il Sottosegretario (e ora Senatrice) al MISE, Teresa Bellanova: “Rispettando le posizioni di tutti e senza alcuna chiusura di parte, dal tavolo Ilva chiedo: anche alla luce di quanto presentato oggi a Bruxelles dal #M5S, su queste diversità enormi il giorno dopo come se ne esce? Tradotto, come si affronta la vita e il lavoro delle persone?”.
In generale, la fase di consultazioni M5S – Pd non sta andando giù al Segretario della Lega Matteo Salvini che sui social ribadisce il suo “no a Renzi”: “Pd al governo? No, grazie. Farò di tutto perchè il voto degli italiani sia rispettato”. Ma non è il solo, anche il Presidente del Parlamento Europeo – ed esponente di Forza Italia – Antonio Tajani, a Bruxelles, ha ribadito che l’accordo per formare un governo dovrà “rispecchiare la volontà del popolo”.
E per quanto riguarda la richiesta del Segretario ad interim Martina al Movimento, ossia di chiudere una volta per tutte le trattative per un Governo “a destra”, sono importanti le parole dell’ex Direttore di SkyTg24 e ora senatore 5 Stelle Emilio Carelli: “Io non escludo nulla, perché dovremmo escludere?”. “In queste ore l’attenzione è rivolta sul dialogo con il Pd perché questa è stata l’indicazione del presidente Mattarella…” ha spiegato Carelli.
Ad oggi, sembra che il tentativo del Segretario Martina sia quello di far chiudere al M5S il rapporto con la Lega per rimanere sostanzialmente unico interlocutore e quindi poter imporre la propria agenda nell’ambito del “contratto di governo” reso noto ieri da M5S. I pilastri dovranno essere povertà, famiglia e lavoro, trasversali nelle 100 proposte del Pd per il 4 marzo, in un’ottica europeista che rispetti i vincoli di bilancio.
Vedremo se il M5S sarà disposto a scendere anch’esso a compromessi o se si farà indietro; a quel punto, tutto passerebbe nelle mani del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per la formazione di un “governo istituzionale” (che, secondo alcune indiscrezioni riportate da LaStampa, potrebbe far capo al Segretario della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti), a meno che Matteo Salvini non decida di abbandonare Forza Italia (ergo Silvio Berlusconi), abbracciando così l’accordo con Luigi Di Maio.