A marzo la Commissione Ue presenterà gli obiettivi per raggiungere la neutralità climatica separando crescita economica e sfruttamento delle risorse naturali. Si punta a ridurre del 50% i rifiuti urbani entro il 2030
Brexit: le istituzioni europee guardano al futuro
Mercoledì 29 gennaio il Parlamento europeo ha ratificato l’accordo di recesso del Regno Unito dall’Unione europea con 621 voti favorevoli, 49 contrari, 13 astenuti. Il voto del Parlamento è il penultimo atto formale per rendere ufficiale il divorzio tra Londra e Bruxelles, dopo il via libera da parte del Parlamento britannico. L’ultimo atto si è verificato giovedì 30 gennaio, quando il Consiglio dell’UE ha adottato l’accordo mediante procedura scritta. Il Regno Unito ha cessato di essere ufficialmente uno Stato membro dell’Unione solo a partire dalla mezzanotte del 31 gennaio. Da quel momento si è aperta una nuova fase di negoziati per la gestione dei rapporti tra Regno Unito e UE che durerà quasi un anno, fino al 31 dicembre 2020.
Non è quindi casuale che proprio venerdì 31 gennaio, i Presidenti delle principali istituzioni europee, Ursula von der Leyen, David Sassoli e Charles Michel si siano incontrati in Francia presso la Jean Monnet House per discutere del futuro dell’Europa nel post Brexit. Nella nota congiunta dei Presidenti, si legge che nonostante il dispiacere per l’uscita del Regno Unito, l’Europa guarda al futuro, in quanto «nessun Paese, da solo, può arginare l’ondata del cambiamento climatico, trovare le soluzioni per il futuro digitale o esprimersi con voce autorevole nella crescente cacofonia mondiale».
La dichiarazione prosegue sostenendo che «come indicato nel Green Deal europeo, vogliamo diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, creando nuovi posti di lavoro e opportunità per le persone. Vogliamo essere alla testa della prossima generazione di tecnologie digitali e vogliamo una transizione giusta a sostegno delle persone più colpite dal cambiamento».
Economia circolare: la bozza del nuovo Piano d’azione
La testata giornalistica Euractiv ha commentato la bozza del nuovo Piano d’azione sull’economia circolare che verrà presentato a marzo dalla Commissione europea. Secondo la bozza, l’obiettivo della Commissione sarebbe quello di separare gli obiettivi “crescita economica” e “sfruttamento delle risorse naturali”, azione questa cruciale per il raggiungimento della neutralità climatica al 2050. Secondo il documento, il 66% delle emissioni di CO2 è direttamente correlato alla gestione dei materiali, motivo per cui il concetto di circolarità dovrebbe essere integrato nei Piani climatici nazionali sviluppati dagli Stati membri dell’UE ai sensi dell’accordo di Parigi. Nell’introduzione alla nuova strategia, la Commissione afferma che «per separare la crescita dallo sfruttamento delle risorse, dobbiamo cambiare il modo in cui produciamo, commercializziamo, consumiamo e il modo in cui gestiamo i rifiuti».
Nonostante il Piano sia ancora soggetto a modifiche, il documento anticipato da Euractiv fornisce valide indicazioni circa le reali intenzioni della Commissione europea.
Dimezzare i rifiuti urbani
Uno degli obiettivi principali del nuovo Piano è ridurre del 50% i rifiuti urbani entro il 2030 riducendo della metà anche l’uso delle risorse materiali. Tuttavia, quest’ultimo obiettivo sarebbe ancora oggetto di negoziati.
Nella bozza, si legge che “entro il 2030 solamente i prodotti più sicuri, circolari e sostenibili, dovrebbero essere immessi sul mercato dell’UE”. Inoltre, da quanto evidenziato nel testo, la Commissione si concentrerà sulla definizione dei requisiti minimi di sostenibilità dei prodotti in modo da dichiarare inammissibili nel mercato europeo quelli che non li rispettano.
L’organizzazione ambientalista European Environmental Bureau (EEB) ha commentato che all’interno della bozza di roadmap non sono ancora presenti gli obiettivi per la riduzione dei rifiuti commerciali e misure più specifiche relative ai settori tessile ed edile.
Si ricorda che ad ottobre, in occasione dell’adozione delle conclusioni sull’economia circolare, gli Stati membri dell’Unione hanno invitato la Commissione ad includere nel nuovo Piano sull’economia circolare anche azioni mirate nei settori tessile, trasporti, alimentare, nonché nei settori edilizia e demolizione.
European Circular Dataspace
La roadmap del nuovo Piano pone l’accento anche sulle tecnologie digitali. Verrà predisposto uno spazio dati europeo per migliorare la qualità, l’importanza e la disponibilità dei dati relativi ai prodotti. Si legge di un “passaporto elettronico del prodotto” in cui saranno contenute «informazioni digitali obbligatorie» relative alle caratteristiche degli stessi.
Contro il fenomeno del greenwashing, la Commissione sta pensando ad una nuova proposta legislativa che impone alle aziende di comprovare le proprie affermazioni sulle prestazioni ambientali utilizzando metodologie approvate dall’UE.
La Commissione intende inoltre reprimere le pratiche di obsolescenza programmata dei prodotti e istituire un nuovo diritto del consumatore alla riparazione, garantendo la disponibilità sia dei servizi di riparazione a prezzi accessibili che dei pezzi di ricambio.
Le altre iniziative presenti nella roadmap per l’economia circolare:
- Nuova normativa sui rifiuti da imballaggio.
- Aggiornamento delle norme sulle batterie e sul fine vita dei veicoli per garantire un’alta percentuale di riciclo delle auto elettriche.
- Revisione delle leggi sulle sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
- Revisione delle norme sul trasferimento e sulla spedizione dei rifiuti, inclusi gli incentivi al commercio di rifiuti e materiali secondari.
- Promozione del commercio di materie prime secondarie con iniziative regionali volte ad armonizzare i criteri nazionali relativi all’end of waste e ai sottoprodotti.
- Il passaggio a prodotti chimici dove la sicurezza è garantita by design che possano sostituire sostanze ritenute dannose per la salute umana e l’ambiente.
- Norme di verifica ed etichettatura più rigorose al fine di garantire che le materie plastiche biodegradabili producano veri e propri benefici ambientali.
- Una “strategia globale dell’Unione” per il settore tessile volta a stimolare l’economia circolare di settore.
- Rendere accessibile l’acqua potabile nei luoghi pubblici per ridurre la dipendenza dall’acqua in bottiglia.
- Una “strategia globale per la sostenibilità del settore delle costruzioni” al fine di ridurre la presenza di carbonio nei prodotti per l’edilizia.
- Requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti ICT e un sistema di premi a livello UE per la restituzione o la rivendita di vecchi telefoni cellulari, con l’obiettivo di prolungare la loro durata e migliorare il loro riciclo.
- Promuovere catene del valore circolari globali nelle discussioni commerciali, con un accordo globale sulla plastica rivolto alla progettazione del prodotto e alla gestione dei rifiuti.
La bozza del nuovo Piano d’azione della Commissione per l’economia circolare è scaricabile qui.
Total accusata in Francia di non aver rispettato l’obbligo di vigilanza aziendale
Quattordici città francesi, l’Est Ensemble che riunisce nove città della Senna-Saint-Denis e quattro ONG – tra cui Greenpeace e l’associazione di diritto francese Sherpa – hanno denunciato Total accusandola di non aver rispettato l’obbligo previsto dalla legge francese di pubblicare i “piani di vigilanza” attraverso cui le aziende si impegnano ad adottare misure per prevenire violazioni ambientali e dei diritti umani.
Total, responsabile dell’1% delle emissioni di CO2 globali (più delle emissioni dell’intera Francia), ha affermato di aver sempre agito secondo gli standard legali. I denuncianti sperano che questa azione legale possa spingere la compagnia petrolifera ad allinearsi con l’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale a un massimo 1,5 gradi.