Verso riforma Regolamento. Primi accordi in Giunta sulle modifiche. In Aula sarà necessaria la maggioranza assoluta
Si fa più concreta la prospettiva di una riforma del Regolamento del Senato, rilanciata nei mesi scorsi da alcuni interventi del presidente Pietro Grasso, che dopo il fallimento del referendum costituzionale ha voluto riportare in primo piano la questione. In particolar modo, in occasione di un convegno del 22 giugno dedicato al tema, la seconda carica dello Stato aveva fornito numerosi esempi di norme a suo giudizio da rivedere.
A quanto si apprende da Palazzo Madama, nella riunione della Giunta per il Regolamento dell’11 ottobre le principali forze politiche hanno infatti avvicinato le loro posizioni, tanto che in seguito è stato raggiunto, in sede di Comitato ristretto, l’accordo su una prima versione del testo. Malgrado allo stato attuale non siano disponibili né i resoconti delle riunioni né la bozza di riforma, come riportato dall’Ansa le modifiche più rilevanti al Regolamento del Senato dovrebbero consistere da un lato nella fine dell’equiparazione dell’astensione al voto contrario e, dall’altro, in una stretta alle modalità di formazione dei Gruppi. In quest’ultimo senso, la loro costituzione verrebbe limitata ai partiti che abbiano concorso alle elezioni Politiche e ottenuto almeno 10 seggi; di conseguenza, durante la Legislatura si potrebbero fondere solo Gruppi già esistenti, mentre chi volesse svincolarvisi potrebbe solo accedere al Misto (sarebbe tuttavia prevista un’eccezione per le minoranze linguistiche).
L’obiettivo del progetto di revisione è dunque quello di uniformare quanto più possibile le norme di funzionamento del Senato con quelle vigenti alla Camera. Per il via libera alla riforma saranno necessari il voto favorevole della Giunta per il Regolamento e l’approvazione dell’Aula di Palazzo Madama a maggioranza assoluta dei componenti. In linea teorica, il tempo per raggiungere l’obiettivo ci sarebbe (in tal caso, la nuova disciplina entrerebbe in vigore nella prossima Legislatura), ma anche in questo caso l’incognita è rappresentata dal combinato disposto tra la sessione di bilancio e il vicino scioglimento delle Camere.